La madre di Ragnedda condanna il figlio: "Deve pagare"

01 ottobre 2025 alle 18:01aggiornato il 01 ottobre 2025 alle 18:21

«Deve pagare. Sono io la prima a fargliela pagare». Per la famiglia di Cinzia Pinna «non ho parole. Sto piangendo prima per loro e dopo per mio figlio». E ancora: «Non si perdonano certe cose, non si possono perdonare». 

Sono dichiarazioni durissime quelle di Nicolina Giagheddu, madre di Emanuele Ragnedda, il quarantunenne che ha confessato l’omicidio della trentatreenne Castelsardo. 

La donna, con la voce rotta quando parla della vittima e sicura quando si riferisce al figlio, ha parlato davanti alla tenuta di Conca Entosa, dove la notte tra l’11 e il 12 settembre l’imprenditore ha esploso alcuni colpi di pistola contro Cinzia Pinna, per poi nascondere il corpo vicino a un albero, nel terreno recintato. 

Nuovo sopralluogo a Conca Entosa, il corpo di Cinzia spostato più volte? Da chi?

E per capire cosa sia successo nelle ore e nei giorni successivi  nel pomeriggio, nella proprietà nelle campagne tra Arzachena e Palau, hanno iniziato a lavorare la pm Noemi Mancini  e il procuratore capo Gregorio Capasso, con un collegio di esperti: il medico legale Salvatore Lorenzoni, l’entomologa forense Valentina Bugelli, il tossicologo forense Silvio Chericoni. Assieme a loro partecipano al sopralluogo i consulenti delle parti.

Si dovrà stabilire se il corpo di Cinzia Pinna sia stato spostati. E l’attenzione si concentra anche su alcuni arredi all’interno del casolare.