Il focus

Tyrrhenian Link, la posa entra nel vivo: Terra Mala come una trincea di guerra 

Tra trivelle e macchinari speciali la spiaggia non esiste più E spunta il primo dei due cavi dopo la sistemazione in mare 

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La posa del cavo ha preso il via l’11 settembre. Al mattino del venticinquesimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, tragedia che ha per sempre segnato le sorti del mondo, un’imbarcazione ha iniziato a sistemare il grande tubo che porterà per direttissima l’energia sarda in Sicilia e, da lì, in Campania. Si può dire quindi che il percorso del Tyrrhenian Link sia entrato nel vivo, con tutte le difficoltà e le polemiche che finora si è portato dietro. Il cantiere principale, a Terra Mala, sembra una trincea di guerra: tubazioni di ogni tipo e dimensione, trivelle gigantesche, macchinari speciali sono sistemati dove, prima dello sbancamento c’era una spiaggia, e – a intervento concluso, nel 2028 – dovrebbe entrare in funzione una cabina primaria.

La visita

Ma – cosa molto strana – al baccano degli albori, quando il piano da 3,7 miliardi stava per trovare casa nel cantiere di Terra Mala, in riva al mare, senza intoppi dal punto di vista urbanistico per via della richiamata pubblica utilità dell’opera, ora segue il silenzio. La strada, all’ingresso della borgata costiera quartese, è interdetta in un lato dai lavori che Terna sta eseguendo per poter interrare il Tyrrhenian Link. Un rettilineo di poche decine di metri, non c’è neppure il pericolo di distrarsi, ed ecco apparire il cantiere che tanto ha fatto adirare gli attivisti e i comitati: «Noi quel cavo non lo vogliamo». Ma degli slogan sentiti a più riprese non si odono neppure gli stornelli. Molti cittadini, in verità, sono ancora in ufficio. Anche i più rivoltosi. Ci sono giusto due operai a imporre l’ alt ai curiosi, senza fornire troppi dettagli: se non che il cavo è arrivato e dove è, in mezzo al coacervo di macchinari, trivelle e quant’altro possa servire al maxi tubo per solcare il mare. Presto si porrà il problema dell’uscita del secondo cavo da collegare con Fiumetorto, a pochi chilometri dalla zona industriale di Termini Imerese. Con circa 970 chilometri di lunghezza e mille Mw di potenza, completerà un’infrastruttura da record, che però non piace nel Campidano di Cagliari. «Non sappiamo quando ci diranno di iniziare», telegrafano i due operai, forse siciliani. Uno trova anche il tempo per fare gli auguri a una parente che – così pare di capire – si è sposata in sua assenza. Giustificato per lontananza.

I dubbi

Eppure, per svariate e diverse ragioni, si sono lamentati i selargini, più che i quartesi. A Selargius, infatti, i proprietari terrieri si sono visti espropriare dal privato per pubblica utilità le aree oltre la Statale 554, nella zona agricola della città: attorno alla stazione dei treni locali e, più avanti, dove qualcuno ancora tiene in ordine l’orto o segue con passione qualche filare d’uva. Agricoltori professionisti ormai se ne contano pochissimi, ma gli hobbisti resistono al diradarsi delle tradizioni di una comunità che ci ha sempre provato a tenerle vive. Far passare in queste campagne il maxi tubo, effettuando scavi per fargli attraversare colline e mandorleti fino al mare, comporta una spesa enorme solo in termini di tagli e riordini di strade, cedimenti e riparazioni dell’asfalto. Domenica, a margine dell’Antico Sposalizio, gli attivisti locali contro il Tyrrhenian Link hanno fatto volantinaggio gridando al saccheggio delle campagne Selargius.

Nel litorale

A Quartu la situazione generale non è diversa. Chi arriva a Terra Mala dalla Nuova strada statale 554 in realtà si accorge di poco. Per chi invece percorre solo viale Leonardo Da Vinci, proprio a ridosso dell’innesto al cantiere sul mare non manca il senso unico alternato a ridosso degli scavi che invadono a turno una delle due carreggiate. Per qualcuno si tratterebbe di scavi per la fibra ottica: sono comunque disagi suppletivi per chi risiede in questa zona, molto più che un’enclave della terza città della Sardegna.

Il progetto

Terna intanto va avanti con interventi massicci. Impossibile entrare nell’area cantiere, ma non basta il divieto d’accesso imposto dagli addetti: oltre la staccionata c’è davvero tutto ciò che serve per il Tyrrhenian Link. Sembra di stare in una zona militare, davanti ai mezzi per posare in mare le maxi tubazioni, le stesse che hanno preparato i fondali all’arrivo di quello che, a tutti gli effetti, si presenta come un corpo estraneo. L’estremità del cavo nero, ormai sistemato, spunta dal nulla tra detriti, attrezzature e una trivella dorata, forse adatta per ricavare spazi nelle situazioni sottomarine più difficili. E si sa, in fondo al Tirreno si può trovare di tutto. Questo scenario ostruisce il panorama ai proprietari della villa sul mare appena dietro il cantiere. Ma fosse l’unico dei problemi. Chissà cosa resterà dopo che anche il cavo del Tyrrhenian Link in stand by sarà posato e si interconnetterà prima con la Sicilia e poi con la Campania: per ora, a Terra Mala, è sparita la spiaggia.

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