«Il bando pubblicato il 5 giugno dall’Agenzia Difesa Servizi per la concessione di 37 ettari sul colle di Sant’Ignazio, nel rione di Sant’Elia a Cagliari, destinati alla realizzazione di un mega impianto fotovoltaico, è un atto inaccettabile». A sostenerlo è la presidente della Regione, Alessandra Todde, in merito all’intenzione di realizzare un parco fotovoltaico in uno dei luoghi iconici del capoluogo sardo.
Polemica
Ma la sua non è l’unica reazione, visto il clamore che il bando con le stellette ha generato. Il piano di un maxi parco fotovoltaico, in rampa di lancio a Cagliari con il placet del ministero della Difesa ma senza i pareri e le autorizzazioni della Regione, non è quindi passato sotto silenzio. L’opposizione del sindaco Massimo Zedda e la mozione del consigliere comunale del Gruppo misto Marcello Corrias hanno colto nel segno. Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini, con una lunga lettera al ministro della Difesa Guido Crosetto: «Rispettate gli impegni presi nel 2008». Intanto i comitati contro le rinnovabili si organizzano, segno che vuoto normativo e iniziative un po’ troppo ardite come questa dei 37 ettari di fotovoltaico nel colle di Sant’Ignazio, a Sant’Elia, un obiettivo l’hanno raggiunto di sicuro: quello di riaccendere la miccia della rivolta. La stessa che, l’estate scorsa, portò i comitati a raccogliere quasi 211mila firme a favore della proposta di legge di iniziativa popolare denominata Pratobello24. E così sabato sera, nel colle di Sant’Elia, ci sarà una manifestazione-flash mob del Comitato Bentu de Libertadi della Città Metropolitana di Cagliari. Lo stesso format è previsto per il giorno prima, dalle 20 a Santa Cristina, sito millenario e sacro minacciata dalle pale eoliche. Il Presidio permanente del popolo sardo, che curerà l’organizzazione a un anno dagli scontri nel porto di Oristano con la Polizia, va ancora oltre: dal 15 al 18 luglio gli aderenti al gruppo parteciperanno alla marcia da Santa Cristina a Barumini, altro luogo iconico dell’identità sarda finita sotto minaccia.
La governatrice
Ma è quel «non accetteremo speculazioni», pronunciato con fermezza da Alessandra Todde, a diventare centrale nello scacchiere di un possibile nuovo scontro tra Stato e Regione. «Parliamo di un bene demaniale militare in disuso, oggetto dell’accordo Stato Regione del 2008», sottolinea Todde, «un’area di altissimo pregio paesaggistico e storico, inserita nel Piano urbanistico comunale come zona di conservazione ambientale e già destinata a un recupero di tipo sociale e culturale. Un luogo che i cagliaritani conoscono e vivono ogni giorno: per passeggiare, fare sport, ammirare il tramonto da uno dei promontori più belli della città». Il monito della presidente è chiaro: «Deve essere restituito ai sardi, come prescrive il nostro Statuto all’articolo 14». L’intenzione del Governo è invece di metterlo a bando per realizzare un impianto industriale, «senza alcun confronto con la Regione o con il Comune di Cagliari», evidenzia la presidente, «una decisione calata dall’alto che calpesta i diritti delle comunità e la programmazione territoriale sarda». La conclusione è inequivocabile: «Noi non lo permetteremo», è la chiosa di Alessandra Todde. «Ci opporremo in tutte le sedi giuridiche e politiche, nell’esclusivo interesse della Sardegna».
La lettera
Non solo Todde. Anche Comandini ci è andato giù pesante: «L’inserimento nel disciplinare di gara del bando Energia 5.0 dell’Agenzia Difesa Servizi dei 37 ettari di terreni militari sul colle cagliaritano di Sant’Ignazio a Sant’Elia compromette quanto già avviato dall’accordo Stato-Regione firmato nel 2008 tra l’allora presidente della Sardegna Renato Soru e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta, che prevedeva la restituzione all’Isola di 350 beni demaniali militari, inclusi i siti oggetto del bando di gara suddetto, accordo rafforzato successivamente dal governatore Francesco Pigliaru e la ministra della Difesa Roberta Pinotti. Pertanto, nessun parco fotovoltaico dovrà e potrà sorgere in quelle aree già destinate ad entrare nel patrimonio regionale». L’alto esponente del Pd sardo invita il rappresentante del Governo Meloni a rispettare gli accordi e, a tutela delle prerogative autonomistiche dell’Isola, di intervenire, con la massima urgenza, sull’Agenzia Difesa Servizi Spa affinché i siti ricadenti nel Comune di Cagliari vengano rimossi dall’elenco dei beni demaniali messi a gara.
«Rivedete il bando»
«Quei terreni devono tornare nella disponibilità dei sardi», scrive Comandini a Crosetto, «e non possiamo accettare che la Spa Difesa Servizi, la società in house del ministero della Difesa, inserisca nel disciplinare di gara quelle aree che, per accordi presi a suo tempo, devono essere restituite ai sardi». Il presidente del Consiglio regionale precisa nella lettera che l’inserimento nel disciplinare di gara dei terreni di Sant’Elia va anche contro l’articolo 14 dello Statuto speciale sardo, dove si legge chiaro che «la Regione, nell’ambito del suo territorio, succede nei beni e diritti patrimoniali dello Stato di natura immobiliare e in quelli demaniali». E, con preoccupazione, ricorda un primato di cui nessuno va fiero: la Sardegna è una delle regioni con la maggiore concentrazione di servitù militari a livello nazionale. «Abbiamo già fatto troppi sacrifici in nome della sicurezza nazionale», chiude Comandini. «Ora è il momento di far tornare i terreni nella disponibilità dei sardi e rigettiamo con forza ogni decisione unilaterale che riguarda il nostro territorio».
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