Il processo

Il Pm chiede 9 anni per i quattro imputati: «Fu stupro di gruppo» 

L’avvocata Giulia Bongiorno (parte civile): «La volontà della ragazza non contava nulla» 

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Si può chiedere a un giudice una sentenza che restituisca almeno la serenità alla vittima di uno stupro? Si può chiedere una condanna che abbia anche un significato di rigenerazione e riscatto per quattro ventenni accusati di violenza sessuale di gruppo? Il procuratore Gregorio Capasso conosce la risposta e ieri mattina, chiudendo la sua requisitoria del processo Grillo, ha quasi timore ad arrivare all’atto finale del suo lavoro: «Chiedo che venga riconosciuta la penale responsabilità degli imputati con una pena di nove anni di reclusione». Nove anni di carcere, dunque, per Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia: questo è l’esito di sei anni di indagini e di istruttoria dibattimentale, secondo l’accusa. Ma il pm non alza i toni, sa che comunque vada a finire la storia, è stato e sarà dolore per tutti. Capasso lo dice prima di finire il suo intervento in aula, davanti ai giudici del Tribunale di Tempio: «Ho fatto altre requisitorie, sono stato veemente. Ma non qui, non in questo processo. Questi ragazzi e queste ragazze sono stati coinvolti in una vicenda più grande di loro, hanno sofferto e stanno soffrendo».

«Il nostro male»

Sembra quasi che il procuratore della Repubblica di Tempio abbia in testa anche altri imputati per le presunte violenze sessuali ripetute, e di gruppo, su una studentessa di vent’anni, nella villetta della famiglia Grillo a Porto Cervo e per la storia della ragazza fotografata con un pene appoggiato alla fronte mentre dormiva. Qualcosa che non potrà essere mai portato in aula, perché non è una persona, ma, come dice l’avvocato Vinicio Nardo, legale di parte civile: «Il male del nostro tempo. L’esercizio di potere su un altro essere umano, sul suo corpo. L’esercizio di potere e di dominio su una donna». Qualcosa che non si può portare alla sbarra, ma che ieri era in aula, pesante e denso, quasi insopportabile. Qualcosa che non sarà spazzato via da una sentenza penale, neanche da cento condanne dello stesso tipo. La requisitoria del pm e le richieste delle parti civili, per chi aveva voglia di andare oltre il processo, sono stati pugni allo stomaco. La responsabilità penale dei quattro imputati è un tema che spetta ai giudici, ma l’angoscioso racconto di una ordinaria sera d’estate in Costa Smeralda poco prima del Covid è una pratica dolorosa. Comunque vada a finire il processo.

La falange armata

I quattro imputati ieri non erano in aula. Dopo il pm parla l’avvocato Vinicio Nardo, legale di parte civile per la ragazza che sarebbe stata fotografata (da Grillo, Lauria e Capitta) mentre dormiva con un pene sulla fronte. Nardo è pacato, ma inflessibile: «Colpisce il sottofondo sonoro dei video. Sono incitamenti che si fanno i ragazzi. Dai Ciro, dai». L’avvocato Nardo parla della indifferenza dei tre giovani rispetto alla volontà, alla autodeterminazione della sua assistita e descrive l'azione di gruppo come quella di una falange armata. Concetti ripresi dall’avvocata Fiammetta Di Stefano: «Vorrei chiedere a questi ragazzi cosa è per loro un gioco. La nostra assistita non voleva partecipare al loro gioco e oggi, ogni volta che incontra un ragazzo, si chiede che cosa le possa succedere».

«Atti che fanno paura»

Il processo si accende quando inizia a parlare l’avvocata Giulia Bongiorno, legale della presunta vittima dello stupro: «La mia assistita viene definita ripetutamente tr..., prima non lo era, lo diventa dopo la vodka, per loro. Basterebbe questo per chiudere il processo. Ma tutte le ragazze nelle chat degli imputati sono tr... La mia assistita ha detto di avere avuto paura, di essersi sentita quasi paralizzata. Sono atti che fanno venire i brividi. Lo ha detto rispondendo 1765 domande, in 35 ore di esame. Io sono per il contraddittorio ma penso che una cosa del genere non sia mai successa. Lei sta soffrendo, piange. Non è solo Ciro Grillo a piangere. Per questi ragazzi non importa che lei non volesse avere nessun tipo di rapporti. La sua volontà non viene presa in considerazione, vale zero».

Le ultime richieste le ha fatte il collega di Giulia Bongiorno, Dario Romano. Complessivamente le parti civili hanno chiesto una provvisionale di 120mila euro, oltre al riconoscimento della responsabilità penale degli imputati. Le difese iniziano le arringhe il 10 luglio.

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