Energia

Svolta per l’industria Resta il nodo famiglie 

I sindacati rivendicano la conquista «a supporto del sistema produttivo» 

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«Mettiamola così: si decarbonizza con il gnl anziché con il metano, ne prendo atto. Per me non è la scelta migliore dal punto di vista della sostenibilità, specie se si guarda a quei Comuni che verranno riforniti su gomma. L’Isola avrebbe avuto bisogno di una dorsale del gas già quarant’anni fa, come il resto d’Italia». Fausto Durante, il capo della Cgil sarda, non festeggia per il Dpcm del Governo Meloni che prepara al cambio di paradigma energetico. Paletti anche da Cisl e Uil, con i segretari generali Pier Luigi Ledda («Il gnl sia solo una soluzione intermedia») e Fulvia Murru («Parlare di gas nelle abitazioni rischia di essere un passo indietro»). Sul fronte Regione, Emanuele Cani, titolare dell’Industria, vede il bicchiere quasi pieno guardando «al prezzo» della materia prima, «finalmente equiparato alla Penisola, nonostante i maggiori costi rappresentati dalla condizione di insularità. Non era un risultato scontato».

Posizioni diverse

Dunque, sono reazioni prudenti, tutte con un proprio accento, quelle che arrivano dal blocco dei confederali. Durante è il meno convinto sulla bontà del Dpcm. «Il Governo ha scelto una soluzione di compromesso, peraltro mettendo il nord Sardegna sub iudice, visto che il passaggio al gas di Porto Torres è vincolata al progetto di Ep produzione a Fiume Santo». Per Cani, invece, «con la firma del Dpcm la Sardegna si dota finalmente dello strumento normativo che consentirà di realizzare l’infrastruttura di rete per la distribuzione del metano». L’assessore sottolinea che «il metano sarà necessario nella fase di passaggio verso la giusta transizione energetica, innanzitutto a fini industriali, così da favorire il rilancio dell’industria sarda, ma potrà essere destinato anche all’uso domestico, laddove siano presenti i bacini urbani».

Lo scenario

Ledda mette sul tavolo «la priorità della Cisl: bisogna garantire forniture sicure e competitive sia al sistema delle imprese che alle famiglie, con l’obiettivo di ridurre i costi dell’energia e assicurare parità di condizioni con il resto del Paese». Certo, «il Dpcm individua soprattutto la necessità di fornire energia ai poli industriali e al comparto elettrico, ma apre anche alla possibilità di collegare le reti civili esistenti alle nuove infrastrutture». Resta il fatto che «la Cisl legge nel Dpcm una scelta di transizione – osserva il segretario –: rinnovabili, accumuli e interconnessioni restano la vera prospettiva di lungo periodo, mentre il gas serve a garantire sicurezza, continuità e riduzione dei costi nella fase intermedia».

I vincoli

Al netto di un «Dpcm che consente di portare il metano anche nelle case – sottolinea Murru –, per la Uil la priorità resta comunque l’industria, perché senza energia competitiva non riparte la produzione e non si salvano i posti di lavoro. Ma questo non esclude il versante civile: anzi, le due cose devono camminare insieme». Per la segretaria la doppia opzione «può trasformarsi in un’opportunità storica per la Sardegna, a patto che ci sia una regia vera e le comunità locali vengano realmente coinvolte». Sul complesso del modello energetico, Murru dice che «il metano non è un’alternativa alle rinnovabili, ma una fonte di transizione per i settori industriali energivori che oggi non hanno ancora tecnologie sostitutive. Nelle abitazioni la vera sfida è elettrificare i consumi, ridurre le bollette e valorizzare il fotovoltaico domestico. Ci vorrà del tempo ma bisogna arrivarci».

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