intervista

Il medico ribelle: «Legge sul fine vita? Non la voterò mai» 

Cozzolino (Orizzonte Comune): un cattolico non può 

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«In Aula farò un intervento pesante su tutte queste persone che si dicono cattoliche, ma di cattolico non hanno nulla». Parte subito in quarta Lorenzo Cozzolino, consigliere regionale del centrosinistra (Orizzonte Comune) ma soprattutto medico pediatra molto conosciuto a Cagliari. Oggi in Consiglio comincia il dibattito sulla proposta di legge della maggioranza sul Fine vita. Nel Campo largo Cozzolino sarà uno dei pochissimi – un altro dovrebbe essere il consigliere di Uniti con Todde Giuseppe Frau – a votare contro.

Che cosa dirà in Aula?

«Il cattolico è cattolico e quindi deve salvare la vita. Non solo. L’articolo 10 del Giuramento di Ippocrate lo dice proprio: anche su richiesta del malato, il medico non deve togliere la vita. Poi, anche Roberto Deriu è cattolico, ma lui è il primo firmatario della proposta».

Per quali altre ragioni è contrario?

«Ripeto, sono un cattolico professante, la domenica leggo in chiesa. A parte questo, la vita non l’ho data io e di certo non la tolgo io».

La legge interviene in caso di sofferenze intollerabili.

«L’impegno a evitare le sofferenze è la cosa più importante. Non dico assolutamente che si debba abbandonare il malato con i dolori, bisogna sostenerlo sino alla fine».

In che modo?

Potenziando tutte le medicine che si muovono sulla terapia del dolore. Oggi, se è fortunato, il malato terminale va all’hospice, altrimenti muore in casa con i dolori. Se invece avessimo più hospice, avremmo la possibilità di sostenere dal punto di vista farmacologico più pazienti, senza abbandonarli. Tanto è vero che l’assessore sta potenziando queste strutture proprio per dare una risposta migliore ai malati terminali».

Le cure palliative sono carenti?

«Molto, noi ci affidiamo all’assistenza domiciliare integrata che da sola più di tanto non può fare. A volte mancano infatti gli specialisti necessari per la somministrazione della terapia del dolore».

Lei non ammette eccezioni nemmeno nel caso in cui nessuna cura servisse ad attenuare il dolore?

«Se mi si chiede se è giusto avere pazienti in morte vegetativa per vent’anni, la mia risposta è no. Ma la legge sul fine vita prevede che il paziente sia cosciente. Cioè, capace di intendere e di volere. Io non posso favorirlo, dandogli i farmaci per l’auto omicidio. Inoltre, sui pazienti lucidi i farmaci antidolorifici funzionano benissimo».

Che differenza c’è tra questa legge e quella in discussione a livello nazionale?

«Sostanziale. Nel primo caso la morte assistita è a carico della Asl, nel secondo farmaci e specialisti sono a carico di chi chiede il suicidio assistito».

Il testo approvato dalla commissione è diverso rispetto alla prima stesura.

«Hanno cercato di addolcire la pillola per portare una parte della Chiesa dalla loro parte».

Il tema è delicatissimo, eppure lei non sembra avere dubbi.

«In 14 anni di viaggi a Lourdes ho visto tanti malati, ma pregavano per stare bene, non per essere eliminati».

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