Regionali

Il centrodestra: incubo anni di piombo  

Tajani: come ai tempi di Calabresi. Vannacci: violenza sempre a sinistra  

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Il dibattito sulla violenza verbale che sfocia nell’odio politico, innescato dall’omicidio di Charlie Kirk negli Usa, domina ormai la campagna elettorale delle Regionali. E in parte copre le crepe (ancora aperte nel centrodestra) sulle candidature in standby. In particolare in Veneto, dove Lega e Fratelli d’Italia si contendono la successione al governatore uscente Luca Zaia.

Pontida

Matteo Salvini però è convinto che il prossimo governatore veneto sarà domenica a Pontida, cioè al raduno del popolo leghista che si riunisce sul sacro pratone della Bergamasca come ogni anno e tradizionalmente non ospita gli alleati. Il più atteso sarà Roberto Vannacci, per la prima volta sul palco non solo con la tessera da leghista ma anche le stellette da vicesegretario (uno dei quattro scelti da Salvini). In Arizona in quelle stesse ore ci sarà la commemorazione dell’attivista conservatore ucciso, e inevitabilmente ciò peserà sugli interventi dei leghisti. Intanto a unirsi al coro delle accuse è il vicepremier di Forza Italia, Antonio Tajani, che sposa il paragone con gli anni di piombo e le Br evocato dal ministro Luca Ciriani e va oltre. «Si è iniziato col criminalizzare le persone, ricordiamo la storia del commissario Calabresi», dice citando «la campagna orchestrata contro quel funzionario di polizia» che poi «venne assassinato». Non si sottrae nemmeno Vannacci: «È una cosa vergognosa e purtroppo devo constatare che la violenza è sempre a sinistra», denuncia sottolineando che «i vari Saviano che non hanno reputato la vita di Kirk dello stesso valore di altre, non vengono dalla destra».

Salvini «guarda avanti»

L’eurodeputato lo dice presentando le liste del suo partito in Toscana insieme a Salvini. Entrambi fanno muro nel respingere le voci di rivalità interne e soprattutto i mal di pancia di alcuni consiglieri toscani uscenti (tra cui Giovanni Galli) esclusi dalle liste per colpa del ruolo ingombrante di Vannacci - è la vulgata della vecchia guardia - che avrebbe imposto i suoi lasciando fuori gli altri. Su questo, il Capitano è sbrigativo: «Io guardo avanti». E Vannacci assicura: «Nessuno è stato escluso, tutti avevano la possibilità di correre». I due saranno nel pomeriggio al Consiglio federale della Lega, convocato per discutere della prossima manovra e dell’organizzazione di Pontida. Difficile che resti fuori il tema delle Regionali.

Nomi lontani

Con gli alleati, la Lega fa leva sulla continuità di amministrazione e non molla: se vale per la Calabria con un candidato di Forza Italia (Roberto Occhiuto) e per le Marche uno di FdI (Francesco Acquaroli), perché non dovrebbe valere per il feudo del Doge leghista? Più nebuloso il confronto sui tempi dell’ufficializzazione delle scelte. Salvini ripete: «Conto che si chiuda nei prossimi giorni». E l’altro vicepremier garantisce di essere «pronto già oggi a fare la riunione per individuare i candidati presidenti delle regioni». Ma l’accordo non c’è ancora. Un impasse che le opposizioni cavalcano per denunciare la mancata compattezza invece ostentata dal centrodestra, e dall’altro la strumentalizzazione del caso Kirk in corso («È solo becero vittimismo per gettare benzina sul fuoco», commenta Riccardo Magi di +Europa).

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