Mario Scartozzi, Aou Cagliari

«Percorso di cura multidisciplinare» 

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«In Sardegna, come nel resto d’Italia, l’incidenza di carcinoma pancreatico è in crescita, parallelamente all’aumento dell’età media della popolazione e alla diffusione di fattori di rischio», dice Mario Scartozzi, professore ordinario all’Università di Cagliari e direttore del Dipartimento delle Medicine specialistiche e della Struttura complessa di Oncologia Medica al Policlinico Duilio Casula: «La gestione clinica dei pazienti sardi che ne sono affetti si basa su una rete regionale e nazionale di centri oncologici e chirurgici che operano in stretta collaborazione, garantendo percorsi condivisi».

«I pazienti vengono valutati in gruppi multidisciplinari, in cui diversi specialisti discutono il miglior piano terapeutico personalizzato», evidenzia lo specialista: «Quando la malattia è operabile, l’intervento chirurgico – eseguito in centri ad alto volume - rappresenta una concreta possibilità di cura. A tale trattamento si associa spesso una chemioterapia adiuvante per ridurre il rischio di recidiva. In alcuni casi, anche se la malattia risulta tecnicamente operabile, viene valutata la possibilità di una chemioterapia neoadiuvante (cioè prima dell’intervento), volta a migliorare le chance di resezione completa e selezionare i pazienti con prognosi più favorevole. Nei casi con malattia localmente avanzata o metastatica, la chemioterapia rimane lo strumento principale, ma sempre più spazio è riservato alla biologia molecolare, che permette di identificare sottogruppi potenzialmente candidabili a trattamenti mirati e più “ritagliati” sul profilo tumorale. In tutti questi ambiti la nostra Regione presenta profili di cura e trattamento in linea con le linee guida nazionali e internazionali».

«La gestione del dolore, la nutrizione, gli aspetti psicologici e la presa in carico territoriale sono fondamentali, in particolare nel nostro territorio», sottolinea Scartozzi: «I centri per le cure simultanee presenti integrano sin dall’inizio le diverse competenze per garantire la migliore qualità di vita».

«Accanto alla cura», conclude il medico, «la ricerca riveste un ruolo strategico. Le strutture oncologiche sarde partecipano a progetti di ricerca in rete con i principali gruppi italiani e con centri internazionali. Queste collaborazioni consentono ai nostri pazienti di accedere a terapie e strategie innovative senza dover lasciare la Regione e contribuiscono a far crescere le competenze locali, rafforzando il legame tra pratica clinica e innovazione scientifica».

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