Roma. L’allarme non è nuovo, ma con il passare delle settimane il rischio che possa diventare reale aumenta. Dopo la violazione dello spazio aereo polacco e quindi della Nato, con l’escalation di provocazioni nella guerra tra Russia e Ucraina, l’ennesima esortazione di Guido Crosetto diventa la chiamata - dentro e fuori dal governo - per agire su un nuovo riarmo in tempi più rapidi. «Non siamo pronti né ad un attacco russo né ad un attacco di un’altra nazione, lo dico da più tempo. Penso che abbiamo il compito di mettere questo Paese nella condizione di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci: non dico Putin, dico chiunque - ribadisce il ministro della Difesa parlando ai cronisti - Non siamo pronti perché non abbiamo investito più in difesa negli ultimi vent’anni e quindi i vent’anni non si recuperano in un anno o in due anni».
La missione
E adesso anche la richiesta della Nato di rafforzare il confine europeo orientale, lanciando la missione “Sentinella dell’Est”, ha un ulteriore peso e costo per il nostro Paese in termini di impegno, che alla fine potrebbe aggiungere due ulteriori caccia Eurofighter al dispositivo militare già presente sul fianco Est. Ma la Difesa italiana frena: «Non è giunta ancora alcuna richiesta ufficiale al dicastero e pertanto non è stata assunta alcuna decisione in tal senso. Le eventuali valutazioni sul contributo nazionale alle missioni della Nato vengono esaminate esclusivamente nelle sedi competenti dell’Alleanza Atlantica e successivamente sottoposte, come da prassi, all’approvazione degli organi istituzionali italiani».
Lo scopo dell’Alleanza è di potenziare l’asset alleato, in particolar modo per affrontare la sfida dei droni ai confini con Polonia, Romania e Paesi baltici. Il Regno Unito, ha annunciato il premier Keir Starmer, fornirà due Eurofighter Typhoon per missioni di difesa aerea sulla Polonia nell’ambito dell’operazione Eastern Sentry. I caccia saranno supportati da velivoli per il rifornimento in volo.
Nessuna svolta
Appena un mese dopo l’incontro tra Donald Trump e Vlamidir Putin in Alaska le speranze di una svolta positiva sull’Ucraina nel breve periodo appaiono ormai morte e sepolte. «La Nato è di fatto in guerra con la Russia», ha denunciato il Cremlino, dopo giorni tesissimi sui cieli dell’Europa orientale, sorvolati da droni di Mosca e abbattuti dalla Polonia. E non va meglio nei rapporti tra i due sfidanti diretti nel conflitto: lo stesso presidente americano, nonostante i tentativi di promuovere un incontro tra lo zar e Volodymyr Zelensky, ha rilevato che «l’odio» tra i due leader «è imperscrutabile». «La Nato sta di fatto prendendo parte a questa guerra» fornendo supporto diretto e indiretto al regime di Kiev, sono state le parole di Dmitry Peskov in risposta a una dichiarazione del governo di Varsavia, secondo cui l’Alleanza Atlantica non partecipa alle ostilità.
Nuove minacce
Non è la prima volta che il Cremlino utilizza questo tipo di retorica, ma stavolta queste dichiarazioni suonano più minacciose alla luce dell’escalation dei droni russi sconfinati in Polonia e Romania, e che per la prima volta hanno fatto scattare una risposta militare di un Paese europeo. Un precedente condannato anche dal falco Dmitry Medvedev, che si è scagliato contro «l’idea provocatoria di Kiev e di altri idioti di creare una no-fly zone sull’Ucraina». Per il resto la posizione del Cremlino appare cristallizzata. «Kiev non sta dimostrando flessibilità o disponibilità a impegnarsi in negoziati seri per un accordo», è il refrain di Peskov, che ribadisce come non ci siano progressi sulla strada di un trilaterale Putin-Zelensky-Trump. E proprio il presidente Usa ribadisce: «Che lo si chiami vertice o semplicemente incontro, non importa, ma probabilmente dovrò convincerli, perché si odiano così tanto che quasi non riescono a parlare».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.
• Accedi agli articoli premium
• Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi