Protezione civile.

«Catastrofi naturali, così ci prepariamo a salvare le persone» 

La maxi esercitazione in via San Paolo con oltre 100 operatori e decine di mezzi 

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La lunga colonna di 40 mezzi parte puntuale da via Mercalli alle 8 del mattino e si fa strada nel traffico con disinvoltura, come fosse un treno sui binari. Camion, fuoristrada, ambulanze e motociclette in ordinata fila indiana attraversano la città in circa 45 minuti per raggiungere il grande sterrato di via San Paolo dove verrà allestito il campo base.

È iniziata così la maxi esercitazione della Colonna mobile dell’Anci, coordinata dalla Protezione civile del Comune di Cagliari nella quale oltre cento operatori, tra professionisti, volontari e forze dell’ordine hanno ripassato tecniche e procedure da mettere in campo quando si dovrà fare sul serio.

Impegno

«Ci prepariamo in caso di catastrofi idrogeologiche, terremoti, emergenze climatiche e sanitarie o grandi eventi come il recente Giubileo a Roma. Noi siamo pronti a intervenire ovunque e in qualsiasi momento», spiega il Capo missione Giovanni Musu. «D’altronde la Protezione civile vive di esercitazioni costanti per poter entrare subito in azione».

Un allenamento continuo che ieri ha visto coinvolti, oltre al personale del Servizio di Protezione civile e della Polizia Locale di Cagliari, anche i componenti della Protezione civile e della Polizia Locale di Decimomannu e cinque associazioni di volontariato.

Organizzazione

Nell’ultimo anno è la terza volta che il gruppo si riunisce: una volta arrivati a destinazione, il campo base viene allestito rapidamente. «Montare le tende, attivare il centro medico, testare l’attrezzatura e simulare il soccorso di feriti: fa tutto parte dell’addestramento», dice Evandro Pillosu, dirigente del Servizio Patrimonio, Protezione e Sicurezza del Comune. «Anche il percorso in colonna di decine di mezzi attraverso la città non è scontato e rientra nell’esercitazione».

I responsabili non nascondono le difficoltà di una giornata che serve proprio a minimizzare gli imprevisti quando il gioco si fa duro. «La grande sfida è coordinare un così grande numero di persone che arrivano da realtà diverse, dai professionisti ai volontari», dice Musu. «C’è poi da affrontare la “crisi di vocazione” dei giovani che sempre più raramente si avvicinano alla Protezione Civile, nonostante sia un percorso estremamente formativo anche se intrapreso tramite le associazioni di volontariato affiliate».

Musu guarda al passato con un po’ di amarezza. «Cagliari contava pochi anni fa circa 1.700 operatori. Ora ne sono rimasti mille e l’età media cresce costantemente. In realtà queste esercitazioni possono aiutare anche a farci conoscere maggiormente dai giovani e a comprendere il nostro contributo non solo quando siamo impegnati sul campo in piena emergenza».

Altruismo ed efficienza

La voglia di aiutare gli altri ha comunque sempre la meglio. «Siamo solo un tassello di una grande macchina organizzativa che si attiva in caso di bisogno», sottolinea Pillosu. «Volontari lavorano al fianco di ingegneri, tecnici, geologi ed ex militari per dare un contributo dove serve. Tutto all’insegna della preparazione e dell'addestramento, perché un aiuto dato da chi non è in grado rischia di essere paradossalmente dannoso».

Un congegno così ben oliato ed efficiente ha però bisogno di risorse adeguate. «Vivere in un’Isola non ci avvantaggia di certo», ammette Musu. «Partire via traghetto per raggiungere aree di crisi oltre Tirreno è complesso e costoso. E spesso non è facile trovare i fondi. Ecco perché è importante farci conoscere. Solo con una maggiore informazione la collettività può infatti capire il nostro ruolo».

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