È stata un’annata a dir poco travagliata per il Cagliari, la 2020-2021. L’ultima in rossoblù per Pisacane in campo. L’allenatore Di Francesco non lo considerava propedeutico al suo tipo di calcio, non c’è mai stato un buon feeling tra i due, nemmeno un dialogo. Proprio non si prendevano. E il rapporto finì per deteriorarsi, sino all’addio forzato del difensore (all’epoca) che, dopo cinque presenze (di cui solo due da titolare) in tutto il girone d’andata, partì a gennaio per trasferirsi a Lecce. Sapeva che la panchina del tecnico abruzzese era destinata a saltare da un momento all’altro visti i risultati e l’insofferenza del gruppo, preferì comunque andar via, non voleva certo essere considerato tra i responsabili di un eventuale esonero, arrivato un mese e mezzo dopo. Le loro strade non si sono più incrociate, nemmeno in situazioni extra calcio. Si ritroveranno uno contro l’altro, quattro anni e mezzo dopo, venerdì sera allo “Stadio Via del Mare” proprio nella città salentina dove DiFra spera di rilanciarsi dopo cinque stagioni disastrose, tra Sampdoria, Cagliari appunto, Verona, Frosinone e Venezia.
Stati d’animo opposti
Una sfida nella sfida salvezza che accende la serata sino a renderla elettrica. E in un momento migliore non poteva arrivare per Pisacane, reduce dal primo successo su una panchina di Serie A, contro il Parma, e col patentino Uefa Pro caldo caldo. Una sfida alla pari, insomma, con stati d’animo, però, diversi, quasi opposti per l’andamento delle rispettive squadre in queste prime tre giornate di campionato e i tre punti che già le separano in classifica. Una sfida che può indirizzare i percorsi di entrambi, nel bene o nel male.
Rabbia e sassolini
Chissà se, nel frattempo, Pisacane ha smaltito la rabbia, ne aveva accumulata parecchia in quei sei mesi. «Se rifarei la scelta di andare via? Sì. Purtroppo non c'era più bisogno di Pisacane e non avvertivo più fiducia nei miei confronti», disse chiaramente, intervenendo in collegamento da Lecce a “Il Cagliari in diretta”, su Radiolina, alcune settimane dopo l’addio. «Non da parte della società, alla quale sarò sempre grato», aveva tenuto a precisare, «ma dell'allenatore che c'era in quel momento». Eusebio Di Francesco, appunto. «Se fossi stato incoerente con me stesso mi sarei messo fuori dal campo a tirarla, ma in tutta la carriera sono sempre stato coerente e ho preso questa decisione. Lo rifarei altre cento volte», ribadì poi il concetto, «se su quella panchina ci fosse sempre stato quell'allenatore che non ha mai creduto in me». Magari già allora pensava (o sperava) di poterlo un giorno affrontare in un’altra veste. Nemmeno lui poteva immaginare che questo sarebbe accaduto così presto e addirittura a Lecce, dove Pisacane quell’anno trovò un rifugio temporaneo ma caldo, e dove oggi c’è proprio Di Francesco al timone. Già filtrano i primi malumori tra i tifosi pugliesi. Al pareggio all’esordio in trasferta col Genoa sono seguite le sconfitte contro Milan e Atalanta con sei gol subiti. Sente già la pressione, DiFra. E Pisacane non ha certo intenzione di allentarla. Tutt’altro.
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