Volano le assunzioni di under 30 in Sardegna con contratto di apprendistato.

Nei primi 5 mesi di quest'anno i giovani inquadrati con questa tipologia contrattuale sono stati ben 923, con un aumento del 56,2% rispetto al 2016. Un dato che pone l'Isola prima in Italia per tasso di incremento.

Lo afferma il rapporto sul “Lavoro e precariato” realizzato dall’Osservatorio per le Micro e Piccole Imprese di Confartigianato Imprese Sardegna su dati INPS.

Nella classifica nazionale, il tasso di crescita registrato in Sardegna batte quello di Puglia (+54,5%) e Friuli-Venezia Giulia (+48,3%), mentre l'unica regione che mostra una flessione del numero di contratti di apprendistato è la Sicilia (-10%).

"Questo contratto è un canale privilegiato di accesso dei giovani al mercato del lavoro – spiega il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi – rivolto ai lavoratori tra i 15 e i 29 anni, che si concretizza con l’apprendimento pratico e tecnico-professionale".

L'associazione di categoria lamenta però i pesanti oneri fiscali a cui devono far fronte le imprese che decidono di puntare sui giovani: "È utile ricordare che in Italia l’elevata pressione fiscale contribuisce a un’alta tassazione del lavoro: il cuneo fiscale sul costo del lavoro dipendente è pari al 47,8%, di 11,8 punti superiore alla media dei paesi avanzati (36%). È necessario un impegno comune di tutte le forze politiche per ridurlo", a partire dalla prossima Legge di Bilancio.

In fase di studio da parte del governo uno sgravio contributivo triennale per le assunzioni dei giovani fino a 29

anni con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti.

L'OCCUPAZIONE GIOVANILE NELL'ISOLA - I numeri sull’occupazione giovanile in Sardegna dicono come nel 2016 si siano contati 105mila occupati tra i 24 e i 35 anni, 91mila in meno rispetto al 2006 e

9 mila in meno rispetto al 2015.

Se confrontato a quello di dieci anni fa nel 2016 è restato elevato il tasso di disoccupazione (42%), più alto di 18,7 punti rispetto a quello registrato nel 2006 (23,4%) e la quota di Neet, giovani che non studiano e non lavorano (24,2%), maggiore di 6,3 punti rispetto alla quota rilevata nel 2006 (30,5%).

Dal 2014 però è in atto un’inversione di tendenza della dinamica del tasso di disoccupazione e del peso dei

Neet: il primo rispetto a tre anni fa risulta inferiore di 2,2 punti e il secondo di 3,7 punti.

(Redazione Online/F)
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