Bandiere alte con i simboli delle tre sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil, la rabbia dei lavoratori indiretti del polo industriale di Porto Torres ancora in attesa di riprendere le attività e la preoccupazione di quelli diretti, dipendenti di Eni Rewind e Versalis che non hanno rinunciato a sostenere i loro colleghi.

Hanno smesso di lavorare quando è scoppiata la pandemia, e da allora il lockdown per loro non è finito. Questa mattina il presidio fuori dalle portinerie a mare e centrale, davanti ai cancelli dello stabilimento industriale Eni, "la società che continua a non rispettare gli impegni presi sulla ripresa delle attività di manutenzione e - sostengono i lavoratori - su tutte le partite ancora aperte da cui dipende il futuro dell'ex polo petrolchimico".

La vertenza parte da Porto Torres, il territorio che conta oltre mille lavoratori, tra diretti e indotto, un'intera giornata di sciopero generale proclamata dai sindacati confederali, dall'alba di questa mattina fino allle 6 di domani 23 ottobre.

Una delegazione di lavoratori insieme ai segretari generali Cgil, Cisl e Uil, Francesca Nurra, Pier Luigi Ledda e Giuseppe Maccioccu hanno consegnato al prefetto di Sassari, Maria Luisa D'Alessandro, un documento indirizzato al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, che mette a fuoco tre punti fondamentali: Chimica verde, decarbonizzazione e Area di crisi complessa.

"Chiediamo che si riprendano le attività previste dal protocollo del 2011, - sostengono i sindacati - che Eni e Novamont siano richiamate perchè gli investimenti ripartano e sciolgano il contenzioso interno che ha bloccato le trattative. Lo chiediamo perché la Chimica verde è elemento centrale di crescita e di sviluppo non soltanto per questo territorio".
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