Se fosse una partita di poker sarebbe il momento dell'all-in, quando i giocatori trascinano sul piatto gli ultimi soldi rimasti nella speranza di aggiudicarsi la giocata decisiva. Per la Tirrenia il 2020 sarà l'anno cruciale: dentro o fuori. La convenzione con lo Stato è in scadenza, i bilanci non sorridono da tempo e ora all'orizzonte spunta il rischio di licenziamenti. Ancora nulla di ufficiale, ma l'allarme è stato lanciato dai sindacati, che di recente hanno dialogato con i vertici della compagnia. Di sicuro arriverà una riorganizzazione, con la chiusura delle sedi di Cagliari e Napoli. Nel primo caso i riflessi sull'occupazione sono molto limitati: la compagnia rinuncerà agli uffici amministrativi dove attualmente lavora solo un dipendente, che andrà a lavorare in un altro edificio nella disponibilità del gruppo Onorato. Diversa è la questione della sede napoletana: qui i dipendenti sono circa sessanta e probabilmente verranno trasferiti a Portoferraio, Livorno e Milano.

"Non c'è nessun lavoratore sardo da ricollocare, ci sono in prospettiva delle riduzioni del personale marittimo dedicato ad alcune delle rotte attualmente operate che vedranno la loro interruzione a partire da settembre", ha chiarito l'amministratore delegato di Tirrenia Massimo Mura, facendo capire qual è il vero nodo: a metà luglio scadrà la convenzione con lo Stato per la continuità marittima di Sardegna e Sicilia. E verrà meno l'assegno di 72 milioni di euro all'anno che la società riceve per i collegamenti tra i porti principali italiani e le isole. La conseguenza è facile da capire e per questo la compagnia e il governo hanno iniziato una partita a scacchi. La proroga dell'attuale convenzione potrebbe salvare capra e cavoli, ma sull'ipotesi si è già pronunciata l'Antitrust: un eventuale prolungamento dei termini sarebbe ingiustificato. Il futuro l'ha tracciato poi l'Art, l'autorità per la regolazione dei trasporti: la prima tappa è quella della verifica di mercato e della definizione dei lotti di gara. In pratica si cerca di capire quali sono le rotte che servono per soddisfare il bisogno di mobilità dell'Isola e come devono essere organizzati (orari, frequenze, capienza delle navi) i collegamenti. Sulla base di questi risultati, vengono contattate le compagnie per capire se sono disponibili a garantire i servizi senza compensazioni economiche. Se nessuno si farà avanti, si procederà con la gara d'appalto. "Il ministero ha già concluso l'analisi dei dati di mercato relativi al traffico delle merci e di persone nei porti di origine e destinazione delle linee attualmente in esercizio", ha detto nei giorni scorsi il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. Il percorso però è ancora lungo e sembra difficile che si possa arrivare alla fine entro luglio. Nel frattempo il gruppo Onorato cerca di recuperare liquidità. A fine ottobre è saltato un discusso scambio di traghetti tra Moby e la danese Dfds, che avrebbe garantito alla compagnia italiana una plusvalenza di 70 milioni di euro, a fronte della cessione delle navi Moby Aki e Moby Wonder, le due ammiraglie costruite nel 2005 e 2001. Al loro posto sarebbero dovute arrivare la King Seaways e la Princess Seaways, decisamente più vecchie, varate nel 1987 e nel 1986. L'affare però è stato bloccato dall'intervento di Unicredit, banca creditrice. Le trattative sono in corso per una ristrutturazione del debito, unica strada per evitare il crac. Non bisogna dimenticare che il tribunale di Milano a ottobre aveva rigettato l'istanza di fallimento proposta dai fondi proprietari del bond Moby da 278 milioni di euro, ma aveva comunque sottolineato la "necessità di monitoraggio e di ricorrere a strumenti di superamento di una crisi che in prospettiva ha caratteristiche importanti e che potrebbero divenire molto gravi".

E la Sardegna? In tutto questo la Regione è una spettatrice interessata. Non ha competenze sulla continuità marittima, anche se i collegamenti sono vitali per l'Isola. Da tempo rivendica il diritto di poter disegnare i collegamenti navali e poter incidere su tariffe, frequenze, rotte. Il ministero promette di coinvolgere l'amministrazione: un nuovo giocatore al tavolo da poker.
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