Ai primi posti, nella classifica delle città dalla Tari più pesante, spicca il nome di Cagliari. Ottava nella graduatoria nazionale e addirittura sul secondo gradino nel podio tra gli agglomerati metropolitani, dietro solo a quello di Reggio Calabria. Dallo studio elaborato dal servizio Politiche territoriali della Uil nazionale, il capoluogo isolano si conferma tra le amministrazioni più esigenti nel riscuotere la tassa sui rifiuti, con una tariffa media di 447,43 euro. Il calcolo è applicato al caso specifico di una famiglia di quattro persone, che risieda in un appartamento di 80 metri quadri.

GLI ALTRI CAPOLUOGHI - Scorrendo la lista delle province, e rimanendo pur sempre sopra la media nazionale che è pari a 294,97 euro, si piazza Nuoro con 344,66 euro, in base a quanto stabilisce una delibera del 2016. Più giù, nella parte bassa dell'elenco, si trovano Oristano (268,98 euro) e Sassari (265,83).

Dal rapporto diffuso dal sindacato emerge inoltre come dal 2014, anno di entrata in vigore della Tari come componente dell'Imposta unica comunale (Iuc), le tariffe dedicate al ritiro e smaltimento dei rifiuti urbani siano aumentate dell'1,8% in un saliscendi di cifre passate "dai 292 euro di media del 2014, ai 300 del 2016, per poi calare ai 295 di quest'anno", come spiega Guglielmo Loy, della segreteria Uil.

Tariffe da montagne russe anche nell'Isola visto che a Sassari nel 2017, sempre secondo i dati forniti dal sindacato, il servizio rifiuti a carico dei cittadini è sceso dello 0,8%, registrando comunque un aumento del 3,8% rispetto al 2014. Stesso su e giù mostrato dai tariffari cagliaritani, negli ultimi quattro anni diventati più leggeri del 6,9%, nonostante la scorsa primavera il Consiglio comunale abbia previsto ricavi in aumento di 8,5 milioni di euro.

DIFFERENZIARE - L'aumento delle quote di raccolta differenziata sarà in futuro la carta in mano ad ogni amministrazione da giocare necessariamente per garantire Tari più basse. Il progressivo ritiro dei cassonetti dell'indifferenziato dalle strade dei centri più popolosi e il contemporaneo potenziamento degli ecocentri comunali nei quali conferire qualsiasi rifiuto, dovrebbero far impennare i quantitativi di materiali riciclabili salvabili dall'incenerimento.

PASSI AVANTI - Una rivoluzione d'altronde obbligatoria per la Sardegna, che dovrà adeguarsi come il resto d'Europa agli standard imposti da Bruxelles. L'Isola in questi anni ha comunque dimostrato una particolare attenzione al tema: nel 2016, con 20,8 chilogrammi pro capite di plastica, è stata la seconda regione più virtuosa d'Italia dopo il Veneto. E poi ci sono i quasi sette chili raccolti per abitante di Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) che le sono valsi i posti più alti della classifica nazionale.

La strada verso l'ok dell'Unione europea però è lunga e il tempo per percorrerla è stretto. La quota regionale di raccolta differenziata ha raggiunto il 56,4% (settimo miglior risultato d'Italia), ma entro il 2022 dovrà toccare l'80%.
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