Ok all’unanimità in Consiglio dei ministri alla riforma delle concessioni balneari, ossia il tassello mancante della riforma della concorrenza, che punta a superare il regime di proroga ripristinando le gare a partire dal 2024. Il provvedimento sarà ora sottoposto al vaglio del Parlamento.

Tra le linee guida la tutela degli investimenti fatti e di chi deve il suo reddito prevalentemente alla gestione di uno stabilimento balneare. Oltre a una forte spinta agli investimenti futuri collegati al miglioramento del servizio, con contenimento dei prezzi e un freno al "caro-ombrellone", a tutela dei consumatori. Uno dei requisiti, inoltre, sarà quello di garantire a tutti l'accesso al mare. Una disposizione già prevista per legge ma oggetto di violazioni e abusi. Tra le regole per le gare andrà quindi prevista "la costante presenza di varchi per il libero e gratuito accesso e transito", si legge nella bozza.

Le gare dovranno inoltre rispettare "i principi di imparzialità, non discriminazione, parità di trattamento, massima partecipazione, trasparenza e adeguata pubblicità". Andranno definiti "presupposti e i casi per l'eventuale frazionamento in piccoli lotti" e individuato un "numero massimo di concessioni" di cui si può essere titolari per "favorire l'accesso delle microimprese e delle piccole imprese", oltre agli "enti del terzo settore".

Previsti anche un adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate, ma anche un giusto rapporto tra tariffe proposte e qualità del servizio per tutti, anche per i disabili. Il termine per ricevere le domande non dovrà essere "inferiore a 30 giorni". 

La durata della concessione deve essere per un periodo non superiore a quanto strettamente necessario per garantire l'ammortamento e l'equa remunerazione degli investimenti autorizzati, con divieto espresso di proroghe e rinnovi anche automatici. Previsto anche un indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, per il mancato ammortamento degli investimenti realizzati.

LA DISCUSSIONE – Gli obiettivi - spiegano fonti di Palazzo Chigi - sono quelli di assicurare un utilizzo più sostenibile del demanio marittimo, di favorirne la pubblica fruizione e di promuovere un maggiore concorrenza sulle concessioni balneari.

Draghi in autunno aveva promesso un intervento dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che già a novembre aveva posto come limite per il regime di proroga il 31 dicembre 2023. Ma il nodo è stato via via rinviato e ora l'Italia corre il rischio di una maxi sanzione Ue. Prima del Cdm, comunque, c’è stato un nuovo incontro del ministro Mariastella Gelmini con governatori, province e sindaci, "per condividere le linee guida del provvedimento". E Forza Italia assicura di essere al lavoro "per tutelare le imprese, le professionalità e le migliaia di famiglie".

Lo stesso messaggio che filtra dal Mise e dal ministero del Turismo: vanno tutelati gli "interessi legittimi", con una soluzione che "protegga il settore" e in particolare le imprese a conduzione familiare e gli investimenti sostenuti finora. E questo è un obiettivo condiviso anche da Palazzo Chigi.

Il testo, osserva un ministro, era il miglior compromesso possibile. Non si poteva certo arrivare a una ulteriore proroga - come sperava la categoria e pure parte della Lega - anche perché incombe la procedura Ue e il rischio di una maxi-multa.

Il partito di Matteo Salvini, fa sapere il sottosegretario Gian Marco Centinaio, riconosce che sono state accolte "alcune proposte" ma il testo andrà "cambiato e migliorato" in Parlamento, insieme alle associazioni di settore e "insieme al resto del centrodestra".

Il governo "ci manda in pasto all'Europa", si lamenta Assobalneari: “Palazzo Chigi vuole liquidare le spiagge italiane”. Concorde il partito di Giorgia Meloni che denuncia il "vergognoso regalo alle multinazionali straniere" e il rischio di "durissime conseguenze economiche e sociali”.

(Unioneonline/D)

© Riproduzione riservata