L’epidemia da Covid-19 ha colpito l’Isola, che stava cercando di risollevare la propria economia (nel 2019 era la prima Regione italiana per dati di crescita): ora il gap con il resto d'Europa è sempre più marcato.

Questo il quadro disegnato dal rapporto sull'economia della Sardegna, realizzato dal CRENoS (Centro di Ricerche Economiche Nord-Sud) e presentato questa mattina all’Università di Cagliari.

Le prime stime sul 2020 sono drammatiche, con un crollo del Pil che potrebbe sfiorare l'11%.

"I dati sono quelli del 2019 - ha spiegato Gianfranco Atzeni, professore di Economia politica all'Università di Sassari e ricercatore CRENoS -, non si tiene conto della pandemia. Per il 2020 parliamo di stime sul Pil da prendere comunque con molta cautela. Nell'anno passato abbiamo registrato un crollo delle esportazioni legato al petrolio e una forte disoccupazione soprattutto di donne con basso titolo di studio è in generale nella fascia tra i 50 e 60 anni. Diminuisce, invece, la disoccupazione giovanile".

"Sulla stima del -11% di Pil i settori più colpiti sono il turismo, il commercio e i servizi per le imprese. Un dato costante è la scarsa propensione delle imprese a investire", ha evidenziato il docente.

Il Pil sardo nel 2019 ha registrato un +1,4%, ma l’incremento del periodo 2015-2019 è pari solo allo 0,3%.

Il Prodotto interno lordo dell’Isola è uguale al 64% di quello medio europeo, tanto che la Regione si trova al 147esimo posto su 240 nella classifica del Vecchio Continente.

In questa situazione di crisi il comparto turistico resta quello più danneggiato, con una diminuzione degli arrivi e delle presenze che sfiora il 58%.

Per recuperare il gap con le altre realtà europee ora si conta sul Recovery fund: "Un'occasione unica - ha dichiarato la neodirettrice del centro Anna Maria Pinna -, visto che l'Europa ha deciso di dare all'Italia 200 dei 750 miliardi. Bisogna ragionare subito su come investirli: manca una cabina di regia, siamo di fronte a un silenzio assordante. La ricetta per la Sardegna? Puntare sulla modernizzazione e la capacità di attrarre conoscenze e innovazione. Una svolta sulle infrastrutture: più immateriali che materiali". 

"Nonostante la difficile congiuntura economica del momento – il commento ai dati del governatore Solinas – guardiamo con fiducia al futuro, alla luce di indicatori economici che avrebbero potuto restituire l'immagine di un'economia ferma e invece offrono spiragli di speranza e importanti spunti di riflessione utili per innescare nuovi circoli virtuosi e ridurre l'impatto della crisi sul sistema economico sardo. Il calo della disoccupazione è certamente uno di questi. Il 2021 potrà essere per la Sardegna l'anno della ripartenza".

(Unioneonline/F)

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