Siete in cerca di occasioni per rinnovare il guardaroba? L'attesa è finita: sabato 6 luglio anche in Sardegna inizieranno i saldi estivi.

Il periodo delle promozioni durerà fino al 30 agosto, ma le previsioni di Confcommercio non sono affatto rosee.

Infatti, secondo le stime del centro studi regionale dell'associazione, rispetto allo scorso anno ogni

famiglia dell'Isola spenderà circa 159 euro, 16 euro in meno rispetto all'anno scorso.

Ma non solo: il budget dei sardi è calcolato come "nettamente inferiore" rispetto alla media nazionale: 175 euro a famiglia nell'Isola contro i 224 euro del resto d'Italia (in lieve flessione anch'esso, visto che nel 2018 la spesa era stata di 227 euro).

Sempre in Sardegna sono 292mila su 449mila le famiglie sarde che attendono i saldi per acquistare abiti, calzature e altri accessori.

La spesa media sarà di 69 euro pro capite, contro i 76 del 2018 e i 97 di media nazionale.

Ancora: il volume d'affari calcolato a livello regionale si aggira intorno ai 46,5 milioni di euro (3,5 miliardi a livello nazionale).

Ma quali sono i motivi alla base della parsimonia delle famiglie isolane di fronte alle promozioni?

Spiega Alberto Bertolotti, presidente di Confcommercio Sardegna: "La crisi e la prudenza generano propensione al risparmio e meno consumo, i dati che emergono da questo studio erano prevedibili, tuttavia l'auspicio è che almeno in questi saldi riparta la corsa allo shopping. Crisi a parte, non aiutano le promozioni continue in qualsiasi periodo dell'anno e quindi l'assenza di controlli e regole certe per quanto riguarda

l'abusivismo, è chiaro che è necessaria una revisione della normativa sulle vendite promozionali e incentivi al settore, gli strumenti attuali non bastano, lo chiediamo da anni".

L'associazione, infine, ricorda ai consumatori le regole e i diritti da tenere presente nel corso del periodo di saldi.

Ovvero: la possibilità di cambiare il capo dopo l'acquisto è generalmente lasciata alla discrezionalità del

negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme.

In questo caso scatta l'obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato.

Anche la prova dei capi è rimessa alla discrezionalità del negoziante, mentre i pagamenti con carte di credito devono essere accettate qualora sia esposto nel punto vendita l'apposito adesivo.

(Unioneonline/l.f.)
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