È arrivata poco dopo le 4 l’intesa sulla proposta di direttiva relativa ai salari minimi adeguati nell’Ue che la Commissione aveva presentato nell’ottobre 2020. Le discussioni erano cominciate ieri sera con la forte intenzione di chiudere a breve i negoziati. I dettagli verranno spiegati nel corso di una conferenza stampa in mattinata da Strasburgo, ma si conoscono già alcuni elementi. Ad esempio il fatto che nell’accordo non vengono previsti imposizioni ai sistemi nazionali, bensì una sorta di quadro procedurale diretto a ottenere salari minimi ritenuti “adeguati ed equi” in tutta l’Unione (infatti nei trattati è stabilito il divieto per la Commissione di legiferare nel settore delle remunerazioni).

I minimi sono già previsti in 21 Stati ma con differenze notevoli: per fare un esempio, in Bulgaria 332 euro, in Lussemburgo 2.202.

In ogni caso, l’Ue ritiene che ai lavoratori debba essere garantita una vita “dignitosa”, con l’obiettivo di ridurre la povertà lavorativa.

Ecco quindi il favore alla contrattazione collettiva che trovi un bilanciamento per livelli adeguati migliorando l’accesso alla tutela garantita.

Ma quali sono i criteri per considerare un salario minimo e adeguato? Ogni Stato dovrebbe stabilirli al suo interno, aggiornandoli poi periodicamente.

Il testo dell’accordo ora torna alla Commissione Lavoro e di nuovo in aula, per la pubblicazione e l’entrata in vigore servirà infine il via libera definitivo del Consiglio.

(Unioneonline/s.s.)

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