Un piano per rilanciare l’estrazione del nichel e tungsteno dalle miniere della Sardegna.

È quello allo studio del Ministero delle Imprese e del Ministero dell’Ambiente, che hanno avviato un tavolo proprio per «prendere tutte le decisioni necessarie» per riattivare e potenziare l’estrazione, dal sottosuolo italiano, di tutte le “materie prime critiche”, ovvero le materie prime sono fondamentali per numerose attività industriali e particolarmente importanti per la transizione ecologica, in quanto vengono utilizzate, per esempio nei pannelli fotovoltaici e nelle batterie.

«Il mondo elettrico non comincia dal sole e dal vento, ma dalla terra, dai materiali fondamentali per costruire batterie e per immagazzinare l'energia prodotta con l'intera gamma delle fonti rinnovabili, nucleare compreso», ha dichiarato il numero uno del Mimit Adolfo Urso in un'intervista al Foglio. Nella stessa il ministro ha illustrato appunto come fare per produrre le materie prime critiche, tornando a scavare nelle miniere.

La bozza di un regolamento Ue per ridurre la dipendenza da un solo Paese prevede di diversificare le fonti di approvvigionamento e produrre in casa entro il 2030 il 10% del fabbisogno. Il ministro ha, come detto, aperto un tavolo ad hoc insieme al ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, lo scorsi 28 febbraio.

Come prima mossa, ha spiegato Urso, deve essere aggiornata la mappa che risale agli anni 70. L'Italia possiede 15 materie prime critiche e otto di queste sarebbero estraibili in tre-quattro anni, o anche meno: oltre a nichel e tungsteno in Sardegna (e sulle Alpi) ci sono anche: cobalto in Lazio e Piemonte; rame in Liguria, Toscana e nella fascia alpina; litio nell'alto Lazio; magnesio in Toscana; grafite in Piemonte e Calabria; titanio metallico in Liguria, dove il più grande giacimento Ue è però in un parco nazionale protetto.

La via maestra di finanziamento, per Urso, è il Fondo europeo per gli investimenti strategici che potrebbe essere utilizzato anche per progetti all'estero.

Alla domanda se rinascerà l'Fgam, l'ente minerario soppresso nel 1978, il ministro risponde che «è troppo presto per discutere di questo».

Quanto alle possibili proteste degli ambientalisti, Urso dice: «Bisogna capire che nessuno può ritenersi al riparo e anche il proprio giardino finirà per inaridirsi, la battaglia dell'ambiente si combatte assumendo ciascuno le proprie responsabilità».

(Unioneonline/l.f.)

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