Glencore ha chiesto un incontro ai massimi livelli del governo, vuole vedere direttamente il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

È l’unica novità emersa oggi nell’ennesimo incontro al Mimit sulla crisi della Portovesme. Per il resto, nessun passo avanti: nessuna garanzia sul progetto di riconversione e sul mantenimento dei livelli occupazionali. E no al riavvio delle linee produttive ora ferme.

A testimoniare il nulla di fatto la delusione espressa tanto dai sindacati quanto dagli esponenti della Giunta regionale seduti oggi al tavolo a Roma assieme ai rappresentanti del governo, alla Portovesme Srl e alla Glencore.

Un esito «non positivo» dicono all’unisono Marco Porcu e Anita Pili, assessori dell’Ambiente e dell’Industria.

«La società evidentemente non ha fatto quanto prospettato fin dal principio per cercare di risolvere il problema delle linee produttive che attualmente non sono in marcia, come quelle di San Gavino, a fronte di un impegno costante da parte delle altre istituzioni al tavolo. Abbiamo chiesto quindi uno sforzo nel più breve tempo possibile, affinché nel prossimo incontro si possa trovare una soluzione che dia non solo risposta all’emergenza attuale, ma anche concretezza di sviluppo al presidio industriale sul lungo periodo», le parole di Pili.

Porcu vuole più chiarezza su cosa voglia fare la multinazionale nell’Isola: «Abbiamo chiesto a più riprese alla Glencore se intenda o meno portare avanti il progetto sulle batterie a litio e se questo riguardi solo la Sardegna o anche le altre sede produttive in Europa. Questo è fondamentale per capire le intenzioni reali dell’azienda sul territorio isolano».

«Nessun passo avanti», sottolineano con un comunicato unitario le delegazioni sindacali, in una riunione che è «una sorta di fotocopia della precedente».

«Nessuna pregiudiziale - sottolineano i sindacati – verso un progetto di riconversione sostenibile e che guardi verso l’economia circolare, ma è necessario che i progetti siano non solo ipotesi ma impegni concreti e in grado di mantenere inalterati i livelli occupazionali».

Inoltre, osservano, «è necessario arrivare alle future produzioni con lo stabilimento in marcia e i lavoratori in attività e con adeguate soluzioni industriali per lo stabilimento di San Gavino». Ma rispetto a queste richieste «non sono stati registrati passi in avanti. Da un lato l’azienda ribadisce che la linea zinco può ripartire solo con un prezzo dell’energia più basso, dall’altro il governo conferma che al momento non esistono soluzioni per affrontare il tema».

(Unioneonline/L)

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