Una professione di fede per il giornalismo in riva al mare. Più riflessioni che silenzi nel Silent reading party che si è tenuto ieri sera nell’hotel Abi d’Oru sul golfo di Marinella, Porto Rotondo, per celebrare i 160 anni del Sole 24 ore. Una riflessione sulla necessità del giornalismo come bussola per orientarsi in un mondo dominato dall’informazione usa e getta, guidata dal vice direttore del Sole 24 ore Roberto Iotti e dal direttore de L’Unione Sarda Emanuele Dessì.

Nella sala affacciata sulla spiaggia, un folto pubblico di professionisti, imprenditori, ospiti dell’albergo scelto per la serata, uno dei simboli storici del turismo d’elite in Gallura. Ha aperto l’amministratrice delegata dell’hotel Abi d’Oru Diana Zuncheddu. «Siamo felici che la carta stampata sia viva e sia con noi, qua in riva al mare. Il mare che aiuta la riflessione», ha detto la padrona di casa: «I giornalisti scrivono ed elaborano le notizie che noi leggiamo il giorno dopo. Un lavoro quotidiano, di intelligenza umana che ci aiuta a capire questo mondo che ormai sembra impazzito, dove tutti sembrano parlare a vanvera e che i giornalisti dovrebbero aiutarci a decifrare».

Il gruppo Unione

Sullo schermo passa la prima pagina de L’Unione Sarda illustrata dal direttore Emanuele Dessì. «Oggi ospitiamo un commento di Claudio Cerasa, domani leggeremo Bruno Vespa, sulle nostre pagine vengono espresse tutte le opinioni», ha detto Dessì: «Siamo i farmacisti dell’informazione e questo dà credibilità al nostro gruppo, il giornale, il sito, Videolina, Radiolina e l’ultima nata, Unione tv. Ogni giorno un milione di sardi si mettono in contatto con noi. Siamo stati i primi in Europa sul web, nel 1994, secondi al mondo dopo il Washington Post». Un rapporto di collaborazione, quello tra L’Unione e il Sole, sancito anche dalla stampa: «Siamo felici che il Sole sia uno dei 14 quotidiani che tutte le notti escono dal nostro Centro stampa».

La lettura del Sole

Roberto Iotti guida il pubblico attraverso la prima pagina del Sole. Lo spazio più rilevante è per il Medio Oriente «non solo per motivi umanitari ma per la sua rilevanza sugli scenari internazionali». Poi, oltre al fisco, c’è il caso Milano. «Abbiamo un’intervista all’ex sindaco Albertini, per capire la crisi del modello Milano, anche se non entriamo nel merito della questione finché non non ci sarà una sentenza. Albertini racconta la gestione dell’edilizia quando è stato sindaco, aveva un confronto aperto con la Procura e una coalizione forte che oggi non c’è». Il Sole ha una posizione cauta sui dazi: «Purtroppo finora non ci sono certezze e fino a quando non ci sono dati certi, è inutile fare speculazioni. Quel che è certo è che dove c’è business c’è diplomazia e non è ciò che sta facendo in questo momento Trump».

I 160 anni

Le celebrazioni dei 160 anni del Sole 24 ore sono partite con il festival dell’Economia di Trento e sono centrate sulle prospettive dell’informazione. «I lettori che comprano il giornale cercano chiarezza nel momento in cui siamo bersagliati dalle notizie», ha proseguito Iotti: «Il lettore comune si pone una domanda, quello che leggo è vero o no?, ed è una domanda che ci si pone da tempo, da quando i social hanno eroso lo spazio dei giornali. Ma noi abbiamo la capacità e la voglia di approfondire». Un esempio è la foto di Obama arrestato: «Palesemente falsa, ma quante persone nel mondo hanno pensato che fosse vero? E quanto è violento quel video? Questo ci mostra la forza dirompente che avrà l’intelligenza artificiale. I giornali hanno questa grande funzione. E credo che i 160 anni di storia del Sole e i 135 de L’Unione siano una forza per dire che abbiamo una credibilità».

Le domande

La lettura del quotidiano porta nuove riflessioni e domande del pubblico. Sulla formazione: «L’Italia ha trascurato la formazione tecnica», osserva il vice direttore, «l’India ha milioni di ingegneri e matematici. Noi molti meno. Ed è un problema che non si è voluto vedere». E che è profondamente intrecciato al calo demografico. L’intelligenza artificiale: «Noi dedichiamo molto spazio a questo tema ormai cruciale. Come giornale abbiamo adottato da tempo un codice deontologico e garantiamo al lettore che non usiamo l’Ia per i contenuti giornalistici».

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