Un approfondimento sul comparto suinicolo isolano, e un'importante occasione per portare all'attenzione generale, grazie al contributo di studiosi e addetti ai lavori, lo stato dell'arte circa la lotta alla peste suina africana (PSA). Un fenomeno, quest'ultimo, che vede la Sardegna sempre più vicina all'eradicazione del virus, ma che è molto lontano da quanto sta invece accadendo in numerosi Paesi dell'Eurasia, compresi alcuni stati dell'Unione europea, dove la PSA si sta pericolosamente diffondendo.

A discuterne sono stati questa mattina studiosi e addetti ai lavori, chiamati a raccolta dall'Università di Sassari per il seminario "Pigday 3.0".

Al netto della malattia, emerge dai lavori il notevole margine di sviluppo che il settore potrebbe avere nell'Isola, e non solo sul piano interno dove circa l'80% dei consumi sono assicurati da carni extra-regionali, ma anche in riferimento alle possibili commercializzazioni che si potrebbero avere sui mercati oltre mare con il tipico maialetto da latte e i rinomati salumi.

Fra i relatori anche l'assessore regionale all'Agricoltura, Pier Luigi Caria, che ha sottolineato le importanti novità introdotte dalla Giunta sarda sul tema: "Una sul piano organizzativo, con la nascita dell'Unità di Progetto, un'altra su quello della gestione delle risorse, dove si premiano gli allevatori virtuosi e non i capi malati come nel passato. Su questo punto siamo stati i primi in Europa ad istituire il benessere animale dei suini con 50milioni di euro di dotazione finanziaria iniziale. Terzo passaggio riguarda il versante normativo e di conduzione degli allevamenti regolari".

“Tenere questo comparto a motori spenti - ha quindi concluso Caria - significa rinunciare alla spartizione di oltre 500milioni di euro (tanto conta all'anno il settore in Sardegna). Significa rinunciare a migliaia di posti di lavoro e a nuove economie che, soprattutto nelle zone interne dell'Isola, potrebbero fare la differenza sulla lotta allo spopolamento nei nostri paesi".

ALCUNI DATI - Dalla relazione illustrata dal professor Gianni Battacone, studioso del Dipartimento di Agraria, emerge che la Sardegna continua a essere una delle più importanti realtà del centro-sud Italia per numero di suini allevati (circa il 2,5%), ma soprattutto per il numero di scrofe (circa il 6,5% sul dato nazionale) e per il numero di allevamenti aperti che sono circa il 12% di tutto il Paese. La presenza della Peste suina africana e le restrizioni alle vendite extra-regione ha tuttavia provocato numerose criticità al settore suinicolo sardo alimentando una forte contrazione delle produzioni soprattutto negli ultimi anni: dal 2010 a oggi si è registrata una diminuzione di circa il 60% delle produzioni di carne suina. Secondo i dati dell'anagrafe zootecnica nazionale, in Sardegna sono allevati 187.440 capi in circa 14.170 aziende registrate, di cui 8700 operanti con allevamento misto.

(Unioneonline/v.l.)
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