Manovra, stretta sulle pensioni anticipate: penalizzato chi esce prima
L’attesa tra l’uscita dal lavoro e l’arrivo della pensione aumenterà progressivamente, fino a raddoppiare(Ansa)
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Doppia stretta in arrivo sulle pensioni anticipate, con un allungamento dei tempi per ricevere l'assegno e una penalizzazione del riscatto della laurea. Il governo entra a gamba tesa sul capitolo previdenza, introducendo anche il silenzio-assenso sul Tfr per i neoassunti.
Le novità spuntano nel corposo emendamento da 3,5 miliardi alla manovra con cui l'esecutivo aggiusta in corsa alcune criticità spuntate negli ultimi mesi.
L'emendamento conta 30 pagine, compresa la relazione tecnica: si va dalle imprese al Pnrr. La novità più rilevante è il giro di vite sulle pensioni anticipate, ovvero quelle che al momento scattano con 42 anni e 10 mesi di contributi (1 anno in meno per le donne). Innanzitutto, dal 2032 la 'finestra mobile' (ovvero il tempo che passa tra il raggiungimento dei requisiti e il momento in cui si inizia a ricevere l'assegno) si allungherà progressivamente: dai 3 mesi attuali a 4 mesi nel 2032, poi 5 mesi nel 2033 e 6 dal 2034.
Resta dunque possibile la pensione anticipata, ma si allungano i tempi di accesso all’assegno: l’attesa dall’uscita dal lavoro alla pensione aumenterà progressivamente, fino a raddoppiare.
Dal 2031, inoltre, viene decurtato il contributo del riscatto della laurea al raggiungimento dei requisiti: scatta infatti una sterilizzazione che parte da 6 mesi (che quindi non concorrono al calcolo) per chi matura i requisiti nel 2031 e sale progressivamente fino ad arrivare a 30 mesi per chi li matura nel 2035.
Un'altra novità, sempre in materia previdenziale, riguarda i più giovani. Arriva l'adesione automatica alla previdenza complementare per i neo-assunti: il lavoratore avrà 60 giorni dall'assunzione per scegliere di rinunciare a "conferire l'intero importo del Tfr maturando a un'altra forma di previdenza complementare dallo stesso liberamente prescelta". Scatta dunque il meccanismo del silenzio-assenso: in assenza di una scelta esplicita entro sessanta giorni dalla firma del contratto, il Tfr confluirà automaticamente nel fondo pensione collettivo previsto dal contratto applicato in azienda.
Si amplia inoltre la platea delle aziende tenute a versare il Tfr all'Inps: saranno tenuti a farlo anche i datori di lavoro che, negli anni successivi a quello di avvio dell'attività, raggiungano la soglia dimensionale dei 50 dipendenti, attualmente esclusi dall'obbligo.
(Unioneonline)
