Settimana complicata per l’esecutivo impegnato nella manovra, soprattutto sul fronte pensioni – a partire dal meccanismo per superare Quota 100 - dove non c’è accordo in seno alla maggioranza.

Dal Pd Enrico Letta dice no al sistema delle quote che è invece fortemente voluto dalla Lega e chiede di intervenire con un meccanismo flessibile, in particolare per lavori gravosi e donne. L'esecutivo ha respinto la proposta di Matteo Salvini di applicare Quota 102 per due anni, perché creerebbe uno scalone.

Si starebbe lavorando dunque su un meccanismo con età fissa di uscita a 64 anni fino al 2024 e contributi crescenti, cercando l’accordo con i sindacati. Si va verso una cabina di regia, anche se non è ancora ben chiaro quando: giovedì è la data più plausibile, anche perché da venerdì il premier Mario Draghi è impegnato nel G20. 

IL DIBATTITO – Sulle pensioni la Lega in particolare ha provato a insistere sul meccanismo di Quota 102 per il 2022 e il 2023, ma dall'esecutivo avrebbero ribadito il no alla proposta già respinta nel Cdm sul Documento programmatico di bilancio della scorsa settimana, nel corso del quale il titolare del Mef Daniele Franco aveva proposto Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023. Ora il governo avrebbe aperto alla possibilità di tenere per tre anni ferma l'età di uscita a 64 anni e aumentare gradualmente i contributi (38 anni nel 2022, 39 nel 2023, 40 nel 2024).

Ma la soluzione non convince la Lega che rilancia con Quota 41, la pensione con 41 anni di contributi, magari tenendo ferma un'età minima in uscita per superare le forti perplessità del governo. In più, i leghisti chiedono più flessibilità per micro-aziende e precoci, mentre i Dem puntano sulle donne e i giovani.

"Il problema di fondo è che è sbagliato il metodo della quota, servono flessibilità per i gravosi e opzione donna", chiarisce Letta. Il nodo resta quello delle risorse: per aumentare (si parla di circa un miliardo) i fondi della manovra, bisogna trovarli o toglierli altrove.

IL TAGLIO DELLE TASSE – Quanto al taglio delle tasse, la decisione potrebbe essere rinviata all'iter parlamentare della manovra: Draghi e Franco vorrebbero destinare gli 8 miliardi disponibili a tagliare il cuneo per i lavoratori, ma centrodestra e imprese insistono per cancellare o almeno ridurre l'Irap.

Sul capitolo dei bonus si annuncia un'altra battaglia: l'estensione al 2023 dell'incentivo al 110% non solo per i condomini ma anche per le villette, come chiedono tutti i partiti, avrebbe costi troppo elevati, secondo le stime del governo. Non è escluso che alla fine venga concessa una proroga di pochi mesi - da giugno a dicembre 2022 - anche per le abitazioni unifamiliari, ma le perplessità dell'esecutivo restano, visto che la misura nel lungo periodo è insostenibile e la ripresa dell'economia la rende meno essenziale a spingere il settore edile. 

(Unioneonline/D)

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