“Abbiamo olive sane e belle”. Il coro degli ulivicoltori sardi è quasi unanime. Fatta eccezione per il Nuorese e l’Ogliastra, in Sardegna la stagione di raccolta si annuncia buona per qualità, un po' meno per la quantità. E con i tempi che corrono, con l’aumento dei prezzi di produzione, del gasolio, dei concimi e del lavoro non ci si può lamentare.

Sarà una stagione “media”, con produzioni a macchia di leopardo ma “con una elevata qualità dell’olio. Le alte temperature estive, se da una parte hanno fatto soffrire le piante, dall’altra sono state letali per i parassiti e per le larve della mosca olearia e questo ha evitato i trattamenti. I nostri monitoraggi fanno emergere una bassissima presenza della mosca dell’olivo”, afferma l’agronomo Nicola Garippa responsabile di Apos, l’Associazione dei Produttori Olivicoli Sardi.

“Nel Nuorese e in Ogliastra purtroppo la produzione si annuncia scarsa a causa delle avverse condizioni climatiche che hanno colpito la zona, mentre nel Sassarese, Alghero e Nurra si annuncia buona, come nel centro Sardegna, nel Medio Campidano e nel Cagliaritano. In linea generale sarà una stagione media. Sicuramente le ultime piogge cadute negli oliveti non irrigati hanno favorito il processo di inolizione del frutto, cioè la produzione della componente lipidica, che ne irrobustisce la resa in qualità e in quantità”, afferma l’agronomo Ettore Crobu, docente di Scienze Agrarie all’Istituto “Duca degli Abruzzi” di Elmas e Maracalagonis.

“Due anni fa abbiamo avuto un’ottima stagione, mentre lo scorso anno non è stata delle migliori. Dalla situazione attuale degli oliveti pare che per il 2022 si potrebbero raggiungere raccolti medi, una via di mezzo tra le due passate stagioni”, afferma Andrea Loriga, titolare di un’azienda biologica a Siniscola, ai piedi del Montalbo, dove coltiva oltre 17mila olivi, di varietà bosana e semidana, in 48 ettari e vigneti in altri 5.

“Quest’anno a prevalere non è la quantità, ma lo sarà molto probabilmente la qualità. Abbiamo delle olive belle e sane che per fortuna, grazie alle temperature molto alte di tutta l’estate, non sono state attaccate dagli insetti e dalla mosca olearia e non sono state investite dalle grandinate di agosto, arrivate ad appena qualche chilometro di distanza”.

Un quadro simile a quello dell’alta Baronia si sta registrando anche nel Sassarese, tra Ittiri e Olmedo, dove Baingio Delogu, responsabile Confagricoltura del settore olivicoli di Sassari e Olbia-Tempio, coltiva 25 ettari di bosana e semidana. “La scorsa primavera – ha detto Delogu – abbiamo avuto una fioritura straordinaria, che faceva ben sperare sul piano quantitativo. Purtroppo, il caldo precoce di maggio ha interrotto il completamento del processo di trasformazione. Se nel 2021 – prosegue – abbiamo avuto una stagione di scarsi raccolti quest’anno, anche grazie a queste ultime piogge dovrebbe andare molto meglio con livelli di qualità notevolmente alti, sempre che non si verifichino sconvolgimenti meteorologici prima del raccolto”.

”L’annata è appena cominciata con alcuni produttori del sud Sardegna che hanno iniziato la molitura. “L’incognita anche per questo settore è sempre il caro energia – dice Garippa, responsabile di Apos -. La paura è quella degli elevati costi energetici che potrebbero incidere sui costi di produzione”. Il timore è confermato da Antonio Pero e Alberto Zurru, produttori di Villacidro e Gonnosfanadiga, a causa dei prezzi di gasolio, energia, materiali e concimi, che hanno registrato aumenti vertiginosi: “Preoccupa molto l’aumento del costo di produzione e di trasformazione. Quest’anno il prezzo finale potrebbe aumentare di 6/8 euro al quintale per la sola molitura che si ripercuoterà inevitabilmente sul prezzo al dettaglio per litro d’olio. Molti piccoli produttori faranno solo le provviste familiari, cercando di limitare le perdite economiche, che potrebbero essere ingenti”.

Molti frutti, tra olive da olio e quelle da mensa, quindi andranno persi.

“Il punto di forza dell’olivicoltura sarda rispetto alle altre regioni d’Italia è la qualità, che in questi ultimi anni ha permesso ai nostri agricoltori di conquistare i migliori riconoscimenti nazionali e internazionali”, dice il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele, che ha aggiunto: “Numeri alla mano non possiamo competere con i sistemi produttivi di altre realtà della penisola che vantano quantità non paragonabili alle nostre. La stagione 2022 sarà caratterizzata da raccolti medi e di eccellenza in quasi tutta la regione, escluse purtroppo le realtà colpite dalle grandinate estive, dove le perdite stimate rischiano di raggiungere anche il 30%”, ha concluso Mele. 

Eccellenza qualitativa confermata sul mercato da idee vincenti, come nel caso dell’Azienda Agricola Fattorie del Maestrale di Gonnosfanadiga che ha creato una elegante confezione extra-lusso dal 100 ml destinata ad una fascia di mercato medio-alta, a dimostrazione che i prodotti sardi possono andare ad occupare nicchie molto importanti e remunerative.

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