«La legge sulla partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, approvata lo scorso maggio dal Parlamento, è la leva che può consentire alla Sardegna di affrontare spopolamento, bassi redditi, transizioni ecologica e digitale, trasformandoli in occasioni di sviluppo e di coesione sociale».

Con queste parole il segretario generale della Cisl sarda, Pier Luigi Ledda, ha aperto stamane a Ozieri i lavori del convegno "Dare forma alla partecipazione: connessioni per il tempo che viene”, iniziativa promossa per «proseguire il percorso, avviato da tempo dal sindacato, di dare forma alla partecipazione e fare il punto sulla possibilità, anche nella realtà sarda, di mettere insieme le forze tra istituzioni, imprese, lavoratori e parti sociali per affrontare le difficili sfide che si presentano».

Alla presenza del segretario confederale nazionale Cisl Ignazio Ganga, del vicepresidente della Regione, Giuseppe Meloni, della parlamentare di FdI e vicesindaca di Ozieri Barbara Polo, del presidente del Consiglio regionale, Piero Comandini, del vescovo di Ozieri, monsignor Corrado Melis, del direttore generale della Fondazione di Sardegna, Carlo Mannoni, Ledda ha ricordato che la legge nasce dalle «quasi 400.000 firme raccolte in tutte le regioni, nei luoghi di lavoro e nelle piazze, che la Cisl ha promosso e accompagnato con determinazione».

Il segretario ha, quindi, fatto un rapido excursus sulla situazione economica, sociale, occupazionale che vive la Sardegna: un tasso di occupazione intorno al 57,7%, contro una media nazionale del 62%. La disoccupazione resta al 12%, con quella giovanile che supera il 30%.

«Il reddito medio da lavoro nell’isola – ha sottolineato Ledda - è di circa 19.200 euro lordi annui, contro i 22.500 euro della media nazionale. Il reddito medio familiare è poco sopra i 23.300 euro, ma con fortissime disuguaglianze tra le città e le zone interne».

Ancora, «quasi un ragazzo su quattro tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora e non segue percorsi di formazione. È un capitale umano enorme che rischia di restare ai margini, un potenziale che invece dovrebbe essere il motore dello sviluppo.

«Per quanto riguarda il sistema produttivo, il 70% delle imprese sarde ha meno di 10 addetti. Il turismo cresce, ma resta concentrato in pochi mesi l’anno. L’industria tradizionale – energia, chimica, metallurgia – vive da anni incertezze e ristrutturazioni». E se la Regione deve fare da facilitatore di partecipazione, un ruolo centrale è affidato anche alle imprese.

La strada da seguire per la Cisl Sarda è quella di sottoscrivere un Patto per il lavoro e lo sviluppo della Sardegna: uno strumento indispensabile per dare stabilità, prospettiva e concretezza alle politiche di crescita e di coesione della nostra terra, mettendo al centro la partecipazione come metodo e come responsabilità condivisa.

Dopo la tavola rotonda le conclusioni sono state affidate al segretario nazionale Ignazio Ganga: «La partecipazione – ha detto - era connaturata negli esordi e nell'intuizione originale che portò alla nascita della Cisl. La partecipazione è pertanto un insieme di dinamiche che hanno una forza dirompente e generativa. La Cisl nella sua storia è anticipatrice, per promuovere nuove stagioni sindacali e del lavoro». 

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