Se il 2016, grazie ai tassi ai minimi storici, ha visto crescere sia le domande (pur guidate dalle surroghe) che le erogazioni di mutui, quest'anno dobbiamo aspettarci che i finanziamenti per l'acquisto della casa diventino più costosi.

Lo sostiene un'analisi dei portali Mutui.it e Facile.it, secondo cui il 2017 difficilmente replicherà le passate performance. E il motivo è semplice: il taglio del rating sovrano (da A a BBB) comunicato dall'agenzia Dbrs renderà più costoso per il nostro Paese chiedere prestiti emettendo obbligazioni, impattando di conseguenza sui tassi di interesse applicati dalle banche ai prodotti finanziari.

Questo problema si aggiunge al fatto che già da gennaio i mutui si preparavano, in vista di un possibile rialzo futuro del costo del denaro, a veder aumentare gli spread (cioè i ricarichi applicati dalle banche al tasso di base richiesto).

Dunque: se non è necessario correre a sostituire il proprio mutuo a tasso variabile con uno a tasso fisso – prosegue l'analisi –, la convenienza del tasso variabile sta per esaurirsi.

In ogni caso, qualunque sia il tasso scelto, dallo scorso novembre sono in vigore le nuove tutele per i mutuatari introdotte dalla direttiva europea 2014/17/Ue e recepite dal decreto legge 72/2016.

Il provvedimento obbliga le banche a offrire ai clienti una comunicazione trasparente (soprattutto sui costi effettivi di mutui e polizze annesse) e la possibilità di confrontare le offerte presenti sul mercato prima di firmare le carte. Ogni decisione dovrà quindi essere presa dopo la lettura del cosiddetto "Prospetto informativo europeo standardizzato".

In più, il nuovo decreto ha modificato le regole per il pignoramento della casa da parte della banca, in caso di insolvenza. L'azione potrà scattare dopo il mancato pagamento di 18 rate, senza procedura giudiziaria. Ma questo avverrà in automatico soltanto se la clausola "anti-insolvenza" verrà espressamente indicata e firmata nel contratto di mutuo.
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