L'agenzia di rating canadese Dbrs ha tagliato il giudizio sull'Italia, abbassandolo da "A-low" a "BBB high" (con prospettive stabili).

La decisione toglie quindi al nostro Paese l'ultimo giudizio "A", visto che Dbrs era la sola delle quattro grandi agenzie internazionali monitorate dalla Bce a mantenere il rating sopra la tripla B.

COS’È IL RATING - Il rating è la valutazione, assegnata da agenzie specializzate, riguardante la solidità e la solvibilità di una società che emette dei titoli sul mercato finanziario. Si tratta quindi di un voto espresso - sulla base di una scala determinata - in termini di lettere e/o altri simboli, e che viene preso in esame dagli investitori.

COSA SIGNIFICA PERDERE POSIZIONI - Dal giudizio sul rating di un Paese dipende il valore attribuito dalla Bce ai titoli di stato (cosiddetti "collaterali") che le banche danno in garanzia per ottenere i prestiti.

Esistono diverse agenzie di rating al mondo, ma la Bce prende in considerazione solo le americane S&Poor's e Moody's, la francese Fitch e la canadese Dbrs. E calcola il rischio di un collaterale (ad esempio, Bot o Btp) guardando al giudizio più alto assegnato da queste agenzie (che nel caso italiano, fino a oggi, era appunto la "A-low" concessa da Dbrs).

Non solo. Sul valore di ogni titolo di stato la Banca centrale effettua una trattenuta (cosiddetto "haircut"), che varia anch'esso in base al più alto giudizio di rating. Perdere la A equivale dunque, per gli istituti di credito, a veder aumentare anche l'entita di tale trattenuta sul prestito.

LE CONSEGUENZE - Le banche italiane hanno complessivamente in pancia almeno 400 miliardi di euro in titoli di Stato. Ma la decisione riguarda teoricamente tutti gli istituti che hanno in portafoglio titoli governativi del nostro Paese.

Alcuni analisti ritengono però che l'impatto di questa retrocessione non sarà pesante.

Nell'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, Bankitalia ha già sottolineato che "un eventuale esito negativo della revisione del rating avrebbe un effetto limitato sulla capacità delle banche italiane di accedere al rifinanziamento presso l'Eurosistema", perché il collaterale depositato presso la Bce supera già del 40% quanto necessario a ottenere i prestiti.

Inoltre, i titoli di Stato costituiscono solo una parte dei collaterali ammessi in garanzia dalla Banca centrale europea.

LE REAZIONI POLITICHE – La decisione lascia comunque spazio alle reazioni politiche. Già lo scorso agosto, quando Dbrs aveva comunicato di aver aperto la procedura di revisione del rating, il Tesoro aveva espresso il proprio disappunto. "La nostra opinione - spiegava una nota - è che ci sia una violazione delle regole e stiamo valutando se ci sono le condizioni per contestare la decisione di rivedere il rating al di fuori del normale calendario".
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