Torna l’appuntamento con il Rapporto “Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes (l’organismo pastorale della conferenza episcopale italiana), giunto alla sua XVII edizione e presentato oggi a Roma.

Un report annuale che rappresenta una finestra sul mondo dell’emigrazione e dell’immigrazione, con focus diversi grazie ai contributi di vari studiosi che si occupano di settori determinati. Tra questi c’è Marisa Fois, ricercatrice sarda all’Università di Ginevra.

Nel suo saggio si è concentrata sui Comites in Tunisia, all’interno del tema generale che riguarda la rappresentanza degli italiani all’estero, quindi l’ultima tornata elettorale del dicembre 2021, la terza volta in cui c’è stata la votazione per i Comites.

I Comitati degli italiani all’estero rappresentano i nostri connazionali fuori dal territorio: tra i loro compiti, quelli di favorire i rapporti con le comunità di riferimento, promuovere iniziative che coinvolgano in modo particolare i giovani, e che si rivolgano alle pari opportunità, all’assistenza sociale, alla formazione professionale. In Africa i Comites sono 7: oltre a Tunisi ci sono quelli del Cairo, di Addis Abeba, di Capetown, di Johannesburg, di Pretoria, e di Nairobi.

“Per esserci un Comites – spiega Marisa Fois – devono essere presenti almeno 3mila italiani iscritti all’Aire”. Il suo contributo verte sui nuovi e vecchi comitati, quindi quelli eletti dal 2015 al 2021 e quelli dal 2021.

“La Tunisia rappresenta un caso particolare perché è uno dei Paesi che ha raggiunto, a livello di voto per il Comitato, percentuali importanti: su circa 5mila aventi diritto si sono iscritti in 776”.

Come funziona il voto?

“Dal 2015 è stata introdotta quella che si chiama inversione del voto. Per esprimere la propria scelta non è più sufficiente essere iscritti all’Anagrafe degli italiani all’estero, ma bisogna chiedere di essere inseriti nell’albo degli elettori, e questo ha condizionato pesantemente l’affluenza. E ci si deve presentare, il giorno dell’elezione, al consolato, per la Tunisia non è previsto il voto per corrispondenza”.

Quanti sono gli italiani oggi in Tunisia?

“A gennaio 2022 risultano registrati 6.860 italiani, tra questi 2.878 sono le donne. A livello mondiale è un Paese che si colloca all’ottava posizione per percentuale di affluenza”.

Com’è andato il voto?

“Sono stati eletti 12 candidati, quindi italiani che vivono in Tunisia. Tante sono state le difficoltà perché la campagna elettorale si è svolta in gran parte durante la pandemia, e questo significa promuovere i programmi e le liste attraverso internet, non è facile spiegare i propri obiettivi sui social o con le dirette sulle piattaforme digitali”.

Chi sono i nuovi migranti che fanno della Tunisia terra di arrivo e non di partenza?

“I pensionati di nuova generazione, o migranti previdenziali. Si tratta di over 65 che scelgono di vivere in un Paese straniero sia per godere delle agevolazioni fiscali sia per fruire di un costo della vita inferiore”.

Anche sardi?

“Certo, ma quella dei sardi è una presenza storica, che risale all’avvento delle Repubbliche marinare e poi è andata avanti a ritmi diversi. Ci sono tanti studi che hanno analizzato l’arrivo dei sardi in Tunisia e nel nord Africa, ad esempio in molti casi erano minatori alla ricerca di salari più alti”.

Tutti in regola con i documenti?

“Non proprio tutti, c’erano anche quelli che arrivavano grazie a un ‘passaggio’ sui pescherecci, insieme a coloro che invece avevano un lavoro ed erano registrati nei vari consolati”.

Tornando ai Comites, cosa fanno esattamente?

“Sono l’anello di congiunzione tra la comunità italiana, il consolato e l’Italia. I nuovi rappresentanti - il più giovane è del 1980, il più ‘anziano’ del 1950, con un’età media di 60 anni circa – hanno creato delle commissioni di lavoro impegnate in vari settori che vanno dalla comunicazione e informazione alla scuola e cultura italiane, dalla politiche sociali all’imprenditoria, abbracciando un po’ tutti i settori della comunità”.

Si parla di integrazione italiana in Tunisia?

“Soprattutto di grande rispetto per gli italiani e per il loro lavoro. Dall’altra parte del Mediterraneo esiste una realtà fatta di nostri connazionali che spesso fanno da tramite tra l’imprenditoria ‘nostrana’ e tunisina e continuano a promuovere e a conservare l’italianità. Valori, tradizioni, che si sono anche concretizzate nella creazione di veri e propri quartieri italiani. Convivenze che danno un valore aggiunto e non un rappresentano un elemento di scontro”.

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