Sono 30mila le micro e piccole imprese (con meno di 10 dipendenti) pari al 29,7% del totale (circa 100mila), che vendono beni e servizi anche a domicilio.

E' quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, sull'"intensificazione del canale digitale nella crisi Covid-19”.

“Già prima dell'emergenza vendere online era un passo e un investimento consigliato – afferma Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna - ora è ormai certo che il post Covid-19 porterà con sé un cambio delle nostre abitudini di consumo. Con il commercio elettronico si vanno a intercettare nuove fette di mercato, si promuove l'artigianato e si fidelizzano i consumatori offrendo nuove esperienze”.

La crisi Covid-19 ha intensificato l’utilizzo di nuovi canali: sono salite di circa il 19,8% le imprese che fanno e-commerce, raddoppiando il tasso di crescita di trend, e quasi 4 imprese su 10 fanno consegne a domicilio.

Quanto agli utenti, il 63,8% degli internauti sardi nell’ultimo anno ha fatto acquisti online, percentuale che pone la Sardegna al secondo posto in Italia dopo i Valdostani con il 66% e al pari dei Trentini.

Stando ai dati stimati dall’Ufficio Studi della Confartigianato Imprese Sardegna, con la riapertura di tutte le attività, il trend di crescita delle soluzioni e-commerce è destinato a crescere ulteriormente.

Secondo Confartigianato "la reattività alla situazione di emergenza porterà alla fine del prossimo anno ulteriori 5mila pmi sarde a utilizzare il commercio elettronico. A questo numero, assai significativo di per sé e come segnale di un trend di digitalizzazione massiva, si aggiungono le soluzioni per la gestione digitale dei servizi obbligata dalle restrizioni del distanziamento sociale".

"Non è mai troppo tardi per attivarsi e sfruttare questa opportunità di business – continua Matzutzi - che è davvero a misura di qualsiasi azienda e si rivolge anche ai mercati europei e mondiali. A patto di affidarsi a persone preparate". "L'impennata nell’utilizzo dei servizi digitali - conclude il presidente – però ha messo a dura prova le infrastrutture di connessione digitale e sollevato ancora una volta il tema del digital divide: la quota di imprese italiane che utilizzano banda ultralarga è di oltre dodici punti percentuali inferiore al 49,9% della media dell’Unione europea".

(Unioneonline/D)
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