Invisibile, silenzioso, passi felpati, mani d’oro. Una vera e propria “eminenza grigia” nel Palazzo più potente di Mosca. Riservato come pochi, non ama il proscenio, ma lui, in epoca sovietica inserviente dell’ospedale Mariinsky a San Pietroburgo, non smette di ringraziare San Nicola, il Taumaturgo della patria russa. Quella che stiamo per raccontarvi è una storia incredibilmente vera, incrociata con documenti italiani, russi e con l’ausilio di banche dati nascoste in giro per il mondo dove si celano gli intrecci più spericolati degli uomini più vicini allo Zar della Piazza Rossa.

Caccia all’oligarca

Da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina, l’Occidente non ha fatto altro che dare la caccia in giro per il mondo ai patrimoni miliardari degli uomini di Vladimir Vladimirovich Putin. Nomi passati alla ribalta per lo yacht più grande, il più fantasmagorico, le ville da mille e una notte, le squadre di calcio più blasonate. Sino ad oggi siamo stati abituati a riconoscerne fisionomia e nomi, ricchezza e spacconeria, grazie ad un esibizionismo da nuovo millennio. Dal “sardo-russo” Alisher Usmanov e il suo “Dilbar” piazzato nel cuore della baita di Porto Cervo a Roman Abramovich e il suo Chelsea, passando per i fratelli Boris e Arkady Rotenberg amanti dello shopping da nord a sud dell’Isola di Sardegna sino al patron della Rusal e Eurallumina di Portovesme Oleg Deripaska, costretto a vendere la regina delle ville, la Walkirie nel promontorio dell’eremo sardo dell’Aga Khan.

“Cardinale” grigio

Ci sono loro, quelli delle copertine e delle prime pagine, e poi c’è lui, il “Cardinale grigio” del Cremlino. Per tutti è il “massaggiatore” personale dello Zar di Russia. Sì, il massaggiatore, inteso proprio come massaggiatore. Il suo nome è blindato nelle segrete stanze del Palazzo, riconoscibile a pochi eletti, in una cerchia ristrettissima di “iniziati”, quelli che fanno parte del “club” più segreto e riservato di Vladimir Putin. Goloshchapov Konstantin Veniaminovich non è un massaggiatore qualunque. Non solo è l’unico che può mettere le mani addosso allo Zar, ma è l’uomo che ha scalato come pochi le vette del potere interno, quello più intimo, dall’avvento di Putin al Cremlino. Sino ad oggi il “Signor Nessuno” in Sardegna si è celato dietro una compravendita tanto controversa quanto anonima. Uno dei tanti russi che si compra qualcosa nella più mediterranea ed esclusiva delle isole, l’esatto contrario della fredda e grigia costa del Mar Nero, dove pure questi signori non hanno disdegnato investimenti e sfarzo. In realtà, Konstantin Goloshchapov, il massaggiatore di Putin, in quell’atto di compravendita , siamo a luglio 2013, non risulta essere il primo acquirente russo dopo la storia sarda dell’hotel di Cagliari, il Mediterraneo.

Il nome scomparso

Prima di lui compare un signore altrettanto anonimo, tanto sconosciuto da essere letteralmente scomparso dai radar. Lo abbiamo rintracciato a Lugano, ma con un nome nuovo, anzi un cognome totalmente modificato, come si conviene alle più russe delle spy story. Se alle porte dell’estate del 2013 ad acquistare l’hotel di viale Diaz era stato Vitaly Khomyakov, classe 1971, nato a Sochi, nella Russia olimpica, ora quel nome non esiste più da nessuna parte. Il primo acquirente russo dell’hotel che si affaccia a Su Siccu ora si chiama Vitaly Ioghint come attesta un decreto prefettizio di Roma dello scorso novembre del 2019 con il quale gli è stato cambiato il cognome.

Konstantin & Dimitri

Chi non ha cambiato nome è Konstantin Goloshchapov, lui, a firmare il contratto di compravendita dell’hotel che traguarda la Basilica dei cagliaritani, quella di Bonaria, ha mandato il figlio ancora ventiduenne, Dimitri, spedito in Sardegna per intestarsi le glorie turistiche del capoluogo sardo. Un acquisto tanto enigmatico quanto destinato a passare alla storia come la più devastante intrapresa turistica di Cagliari, traguardando prima la gloria di un hotel che ha segnato i fasti della città dello scudetto per, poi, andare a sbattere irrimediabilmente su una faida tutta russa in chiave sarda. Vicende scandite da denunce, processi, sentenze, per riaffermare, infine, la titolarità di Goloshchapov sull’albergo verde.

Graziato dal congelatore

Un patrimonio su cui ancora non grava alcuna sanzione, visto che il “massaggiatore” di Putin è, per adesso, sfuggito alla morsa europea dei procedimenti di congelamento, forse per distrazione o, meglio, per cautela. Del resto sono gli stessi Stati Uniti d’America a consigliare di non accanirsi con la cerchia più intima di Vladimir Putin per evitarne reazioni ancora più violente. Nelle ultime ore, per esempio, è stata nuovamente valutata la posizione finanziaria della “compagna” di Putin, Alina Kabaeva, madre di almeno di tre dei suoi figli. La trentanovenne, ex campionessa olimpica di ginnastica ritmica, risulta intestataria, secondo l’intelligence americana, di un immenso patrimonio, ma “congelarlo” significherebbe alzare la posta esplosiva. E la valutazione è stata per il momento univoca: è meglio soprassedere. Discorso analogo potrebbe essere stato fatto proprio per Konstantin Goloshchapov, che sino a questo momento sta ricevendo dalle autorità europee un trattamento “privilegiato” visto che i suoi soci in altri affari russi, per esempio quelli bancari, sono stati tutti sottoposti alle “ganasce” finanziarie, a partire da Boris e Arkady Rotenberg che con lui e Putin in persona costituiscono un quartetto indissolubile, dall’infanzia al potere, dalle finanze agli affari.

Lo sbarco sardo

Ignoto il motivo di questo sbarco in terra sarda di un uomo così vicino allo Zar di Russia, di certo, però, c’è un filo rosso che emerge giorno dopo giorno sull’avanzata russa nell’economia immobiliare e turistica dell’Isola dei Nuraghi. Un piano di sbarco che ha visto sbancare la Costa Smeralda con l’acquisto di centinaia di ville, racchiuse in veri e propri quartieri di lusso e sfarzo tutti intestati alla madre terra russa. C’è un punto di partenza di questa operazione, però: si chiama Vladimir Putin e lo shopping sardo ha come protagonisti i suoi fedelissimi, una cerchia direttamente legata alla sua infanzia, quella a San Pietroburgo. Gli amici più stretti, i compagni di judo, sono diventati la punta estrema della piramide di potere del Cremlino in terra sarda.

Da “Signor Nessuno”

E a guidarla, anzi ad averla generata, è proprio l’attuale proprietario dell’Hotel Mediterraneo di Cagliari. È la sua storia, quella scritta dai nemici e dai report riservati dei servizi segreti, a raccontare le vicende di questo “Signor Nessuno” diventato il “massaggiatore” del corpo, del potere e dello spirito di Vladimir Putin.La sua vita del resto ha incrociato la stella nascente della futura Federazione Russa in tenera età direttamente sul “tatami”, quel tappeto delle arti marziali dove si sono incontrati Putin con i fratelli Rotenberg e lo stesso Konstantin. Si narra che in gioventù, a vent’anni, Goloshchapov abbia duellato con Vladimir Vladimirovich, Putin per tutti. Durante un allenamento di wrestling, quella strana disciplina dove ci si lancia, con tanto di rincorsa, uno addosso dell’altro, Putin si infortuna alla schiena. Gli consigliano le cure delle “mani d’oro” del giovane Konstantin. Da allora i due diventano inseparabili. Lui, il patron del Mediterraneo di Cagliari, che forse non ha mai nemmeno visto, resta nell’ombra, sino a quando da massaggiatore di Putin entra nelle stanze ovattate del Cremlino.

Il massaggio del potere

È lì che si passa dal massaggio del corpo a quello del potere. Goloshchapov assume la carica di capo di una delle strutture chiave dello Stato federale, la società New Russian Projects Center, la “Rostsentrproekt”, incardinata direttamente sotto l'Ufficio del Presidente in persona. Siamo negli anni in cui in Russia c’è da riempire il vuoto assoluto nei palazzi. Dall’era sovietica a quella di Putin. Persone giuste, si disse allora, in realtà quell’auspicio si traduceva in “fedelissimi” dello Zar.

La scalata degli “amici”

Il massaggiatore di Putin, ancor prima di sbarcare a Su Siccu, nel proscenio a mare di Cagliari, indica personalmente i massimi vertici, compreso il futuro capo del Servizio federale di polizia fiscale. Secondo le fonti accreditate del Cremlino sono più di 500 le nomine passate per le mani di Goloshchapov. Tutti piazzati nei punti chiave ed elevati del Paese. Una piramide di potere tutta legata all’infanzia, ai giochi e alle frequentazioni più personali del capo. Una rete capillare con tante ombre e molti sospetti, denari a gogò che grazie ai miracoli di Palazzo si trasformano da pubblici a privati.

Gli affari dei Putin’s

Nella penombra del Cremlino gli uomini del quartetto dei Putin’s stringono relazioni, inseguono affari, gestiscono petrolio, opere pubbliche, da quelle olimpiche di Sochi a quelle petrolifere, dallo sport, Judo e Formula Uno, sino alle banche. È qui, nel mondo delle finanze, che l’uomo dell’Hotel Mediterraneo incrocia societariamente le sorti di Arkady Rotenberg con il quale diventa co-fondatore di una grande banca la "Northern Sea Route" (NSR), in seguito ceduta al fratello di Rotenberg, Boris. Resta trafelato l’uomo sbarcato a Su Siccu, cede volentieri il passo ai figli e alla moglie, ma resta in prima linea nella cura apparentemente spirituale della sua fede religiosa.

La setta del Monte Athos

Non una tradizionale frequentazione religiosa, ma una sorta di “setta” per pochi eletti, anche in questo caso tutti legati a filo doppio allo Zar di Russia. Un’organizzazione segreta con riti e luoghi incardinati nella più enigmatica dottrina ortodossa. Gli uomini di Putin sono anche quelli di Athos, una società formalmente religiosa, ma con lo sguardo tutto rivolto al potere. I fondatori, non è un caso, sono proprio gli uomini di più stretta osservanza del Cremlino, dall’uomo dell’Hotel Mediterraneo, Konstantin Goloshchapov, al governatore di San Pietroburgo Georgy Poltavchenko. Tutta l’élite del potere di San Pietroburgo è racchiusa in questo scrigno di segreti, sul Monte Athos, la montagna greca centro spirituale del monachesimo ortodosso orientale. Un dettaglio non da poco: qui governa uno Stato monastico con giurisdizione speciale, dove non valgono le sanzioni. Per adesso l’Hotel Mediterraneo è salvo, l’unica sanzione è l’abbandono.

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