Dopo le proteste che hanno sconvolto l'Isola all'inizio dell'anno, i pastori sardi sono di nuovo sul piede di guerra.

La rabbia e la delusione degli allevatori, che non hanno visto miglioramenti della loro situazione nonostante l'accordo raggiunto sul prezzo del latte dopo la mobilitazione e i ripetati sversamenti, sono stati messi su bianco da due portavoce, Nenneddu Sanna e Gianuario Falchi.

"Si stanno ricreando nel mondo delle campagne - scrivono i pastori - umori paragonabili a quelli che i pastori hanno già vissuto nel mese di febbraio, momento in cui è scoppiata la protesta. C'è una forte probabilità che la gente possa tornare in strada sino a quando non si avviino le riforme che abbiamo chiesto con forza per costruire un sistema sano in cui chi produce latte crudo possa metterlo sul mercato e cederlo ai trasformatori che sono in grado di valorizzarlo e remunerarlo in maniera equa".

A creare malcontento è anche il recente provvedimento emesso dall'Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza, che ha messo in connessione l'apertura delle trattative alle "violente" proteste dei pastori.

Gli allevatori sottolineano invece che la mobilitazione "è stata civile" e che la protesta "è nata per il latte sottopagato" e che dopo gli accordi con Regione e ministero la rivolta era cessata.

Anche perché, aggiungo i portavoce, "si riteneva che il deciso intervento del Ministero avrebbe portato le quotazioni attorno a un euro. Nel frattempo che cosa è successo? Ci sono state le denunce ai dimostranti e "il bando per il ritiro delle eccedenze non è ancora definito e dunque gli effetti sul prezzo sono stati inferiori a quelli attesi e i conguagli non arriveranno all'euro promesso".

Nel frattempo, anche il Movimento pastori sardi di Felice Floris è pronto a mobilitarsi: venerdì 12 luglio è infatti in programma a Villacidro un'assemblea degli operatori del comparto per decidere eventuali, nuovi iniziative di protesta.

(Unioneonline/l.f.)
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