Le sanzioni imposte da Europa e Stati Uniti alla Russia per l’invasione dell’Ucraina stanno spingendo il Paese sull’orlo del default. Dopo S&P e Fitch, anche l’agenzia Moody’s ha tagliato il rating sul debito sovrano al giudizio Ca, ossia un prossimo default con un outlook negativo.

Per il momento il flusso di gas verso l'Europa procede regolare ma acquirenti, armatori, banche e assicuratori di tutto il mondo stanno soppesando i rischi di acquistare e organizzare gli acquisti di greggio da Mosca. La Shell, che aveva acquistato un carico di greggio russo, ha annunciato che i proventi saranno devoluti ai profughi ucraini.
Non solo: l'esclusione dal sistema Swift e la chiusura del mercato dei cambi stanno diventando insostenibili per l'economia di Mosca e la sua tenuta. Il prossimo 16 marzo scadono le cedole di due bond in dollari per 117 milioni (con altri 65,6 milioni il 21 dello stesso mese) e il ministero delle Finanze russo ha assicurato che "onorerà completamente e nei tempi previsti gli obblighi in materia di servizio e ritiro dei titoli di stato della Federazione Russa" ma le misure varate sabato dal governo impongono che i creditori stranieri debbano essere pagati in rubli, circostanza che potrebbe non essere sufficiente ad evitare un default tecnico.

Come riferisce la Bloomberg, la valuta locale non è convertibile per la chiusura delle clearing house che per il divieto del governo di esportare capitali all'estero. Inoltre, secondo lo stesso regolamento di questi due bond in dollari, il pagamento in rubli non è contemplato. Circostanza che non eviterebbe quindi il default e l'attivazione dei Cds, ossia gli strumenti finanziari che assicurano i sottoscrittori dal fallimento sul debito russo. Non a caso Gazprom e Rosneft, che hanno due bond da 1,3 e 2 miliardi di dollari in scadenza il 6 e il 7 marzo, hanno assicurato il pagamento in dollari tramite delle società veicolo situate in Europa.

(Unioneonline/D)

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