In Sardegna, tenere in salute la propria auto costa, e anche parecchio. Nel 2024, le famiglie sarde hanno speso complessivamente 185 milioni di euro in manutenzioni e riparazioni: circa 253 euro per nucleo familiare, secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna su base Istat.

Un business solido, che coinvolge 2.747 aziende, di cui l’83% artigiane, ma che si scontra con un nodo sempre più urgente: la carenza di personale specializzato, soprattutto in ambito tecnologico e green.

Il comparto sardo dell’autoriparazione si conferma uno dei pilastri dell’economia locale. Con quasi 9.300 addetti (il 97% dei quali impiegati in micro, piccole e medie imprese), la filiera rappresenta l’1,85% degli occupati sardi, superando la media nazionale (1,24%).

Le aziende, però, non riescono a stare al passo con la domanda di manodopera qualificata. Solo nel 2024 sono stati assunti 700 nuovi lavoratori, un dato in calo (-2,8%) rispetto all’anno precedente. Ma la vera criticità è che il 78,6% delle imprese ha segnalato difficoltà a reperire profili adatti, soprattutto con competenze in risparmio energetico e gestione di tecnologie green.

«Le imprese artigiane dell’autoriparazione sono il motore silenzioso della mobilità quotidiana – sottolinea Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna – ma oggi più che mai hanno bisogno di supporto per affrontare la transizione tecnologica».

Dall’auto elettrica alla manutenzione digitale, le officine devono evolversi: «Servono investimenti in formazione e in nuove attrezzature – aggiunge Meloni – per garantire qualità, sicurezza e sostenibilità ai cittadini».

A oggi, il 77% delle aziende del settore sull’Isola è artigiana, contro una media nazionale del 51%. Una specializzazione che ha permesso al comparto di resistere, ma che ora richiede un salto di qualità per intercettare le trasformazioni dell’automotive green.

Il quadro del parco auto sardo non aiuta: oltre 750mila veicoli hanno più di 10 anni, e il 33% rientra ancora nelle classi ambientali fino a Euro 3. Le auto più moderne (Euro 5 e 6) rappresentano poco più del 42%.

Le vetture esclusivamente elettriche restano marginali: appena 1.653 unità in tutta la Sardegna, sebbene siano più che raddoppiate in due anni. Anche le ibride sono in crescita, salite da 6.945 a 14.590.

Questo significa che, da un lato, le officine sarde hanno ancora un forte mercato nella manutenzione dei veicoli tradizionali, ma dall’altro dovranno necessariamente adattarsi all’aumento, seppur lento, della mobilità sostenibile.

Sassari e Gallura guidano la classifica delle province con più imprese del settore (845 attività), seguite da Cagliari (686), Sud Sardegna (522), Nuoro (442) e Oristano (252). La densità occupazionale è più alta a Nuoro (2,56% degli occupati totali) e nel Sud Sardegna (2,35%), segnale di una forte incidenza locale del comparto.

«Il cambiamento sarà trainato non solo dalle auto, ma dalle persone che sapranno ripararle», rimarca Meloni. Confartigianato continua a puntare su percorsi di formazione tecnica, alternanza scuola-lavoro e orientamento professionale, per favorire l’ingresso dei giovani nel settore. L’obiettivo è chiaro: formare meccanici 4.0, capaci di coniugare competenze manuali e conoscenze digitali.

Per il presidente Meloni, la transizione ecologica rappresenta «una sfida collettiva, che richiede l’impegno delle istituzioni, delle imprese e della società civile. Ma è anche un’opportunità per creare un ecosistema produttivo più sostenibile, moderno e competitivo».

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