Dopo la decisione della Fed, la banca centrale americana, di alzare i tassi di interesse dello 0,25%, portandoli ai massimi dal settembre del 2007, ora arriva l’annuncio della Bce: il costo del denaro aumenta da oggi di altri 50 centesimi di punto spingendo i tassi di riferimento per le operazioni di rifinanziamento bancario al 3%, ai massimi dal 2008.

Vista la pressione dell'inflazione, il consiglio direttivo intende poi aumentare i tassi di altri 50 punti base al suo prossimo meeting a marzo, come annunciato da Christine Lagarde. Obiettivo, specifica la presidente della Bce, è piegare un’inflazione che a gennaio nell’eurozona ha cominciato a dare qualche segnale di rallentamento raggiungendo l’8,5%, ma un valore che è ancora ben lontano dal 2% che disegna la rotta delle politiche monetarie dell’Istituto di Francoforte.

«Il Consiglio direttivo — si legge nella nota della Bce — continuerà ad aumentare i tassi di interesse in misura significativa a un ritmo costante e a mantenerli su livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% nel medio termine. Alla luce delle spinte inflazionistiche di fondo, esso intende innalzare i tassi di interesse di altri 50 punti base nella prossima riunione di politica monetaria a marzo, per poi valutare la successiva evoluzione della sua politica monetaria».

Ma quali sono le conseguenze

MUTUI E MERCATO IMMOBILIARE – Da quando la Bce ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse nel 2022, i primi effetti si sono evidenziati proprio sui mutui. E anzitutto sulle rate mensili che chi acquista la prima casa è chiamato a pagare: il mutuo a tasso variabile è diventato meno conveniente di quello a tasso fisso, anch’esso comunque più oneroso.

Con un rialzo dei tassi di interesse della Bce di 50 punti base, la rata del finanziamento medio (140mila euro in Italia) potrebbe in particolare salire fino a 35 euro ogni trenta giorni. In circa un anno, quindi, chi paga il mutuo potrebbe sborsare 200 euro in più, ovvero il 43% aggiuntivo rispetto alla somma iniziale. E in considerazione degli ulteriori incrementi nei tassi che si prevedono per i prossimi mesi, il mutuo potrebbe diventare più oneroso fino a 255 euro l’anno.

Pesanti e conseguenti, dunque, le ricadute sul mercato immobiliare, dove la domanda è legata a un allentamento dei tassi di interesse. Nella sostanza, se aumentano le rate si comprano meno case e l’effetto è potenzialmente recessivo.

LE IMPRESE – Un aumento del costo del denaro significa che per le imprese diventa più oneroso chiedere prestiti alle banche, che esigono tassi maggiori. Un andamento che può tradursi dunque in minori investimenti, ovvero meno crescita, e maggiore disoccupazione. Un fenomeno che andando a sommarsi a bollette energetiche stratosferiche paventa uno spettro recessione ancora più in agguato.

I RISPARMI – Con una politica di tassi di interesse in crescita, salgono anche i tassi sui risparmi. Lasciare i soldi nei libretti di risparmio, dunque, potrebbe portare a dei guadagni. Mantenere soldi nei depositi significa tuttavia anche ridurre i consumi e frenare l’economia. Un obiettivo della Bce, che in questo modo pensa allo stesso tempo di frenare la domanda e dunque i prezzi. Ma una mossa che porta al rallentamento economico.

DEBITO PUBBLICO – Fra le maggiori criticità dello Stato italiano, c’è l’elevato debito pubblico. Con tassi di interesse più alti, lo Stato si troverà costretto a pagare oneri sugli interessi ai creditori più salati, gravando così significativamente sui conti pubblici. Il titolo di Stato decennale rende già oltre il 4% e un balzo dello spread, per esempio, di 100 punti può innescare una spesa pubblica di 19 miliardi in più in tre anni: 2,5 miliardi nel 2023, 6,7 miliardi nel 2024, 10,1 miliardi nel 2025, stando a studi di fine anno dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb).

RAPPORTO EURO-DOLLARO – Una politica aggressiva della Bce, intenzionata ad aumentare i tassi ancora per molto e addirittura più della Fed, può inoltre far apprezzare l’euro sul dollaro. Una mossa che si traduce in importazioni convenienti rispetto alle esportazioni. Ma che potrebbe avere l’effetto di una recessione. 

(Unioneonline/v.l.)

© Riproduzione riservata