Delusione, rabbia, sconcerto.

Sono i sentimenti che serpeggiano tra le migliaia di ristoratori sardi che oggi si sono risvegliati con la notizia che domani - con l'ingresso della Sardegna in zona arancione - dovranno chiudere i battenti, se non per l'asporto. E per molti di loro, quelli senza cucina, neanche quello dopo le ore 18.

"Siamo delusi, rispettiamo le regole ma è incomprensibile - scrivono su Facebook baristi e ristoratori sardi - ci chiediamo se sia possibile, dopo aver acquistato giovedì le merci, comunicare il sabato alle 12 la chiusura da domenica".

"È assurda questa situazione, in questo modo viene tolta la dignità dei lavoratori, siamo sempre trattati come gli untori - attacca Emanuele Frongia, presidente della Fipe Confcommercio Sud Sardegna - siamo stati i primi a chiudere, rispettiamo sempre rigorosamente le regole, tanto che siamo sempre stati i primi anche ad appellarci alle forze dell'ordine affinché potessero fare i giusti controlli per fare in modo che tutti potessero seguire le norme di sicurezza anti-Covid. Oggi - incalza - ci ritroviamo tutti con la merce già acquistata per i coperti del weekend, senza alcun preavviso ci ritroviamo costretti a buttare i nostri soldi".

Frongia oggi si appella alla Regione e al Governo. "Non sono chiari i motivi per i quali da domani entrerà in vigore la zona arancione che ci impone di effettuare solo l'asporto e la consegna a domicilio, chiediamo pertanto che vengano verificati tutti gli indicatori presi in considerazione per il passaggio dalla zona gialla a quella arancione. Oggi una regione come la nostra, con problemi legati all'occupazione, all'insularità e alla povertà non si può permettere di non avere dignità nel lavoro. Siamo a rischio di una violenza sociale", conclude.

(Unioneonline/D)
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