Negli ultimi 25 anni in Italia oltre un quarto della terra coltivata (-28%) è andato perduto per colpa della cementificazione e dell'abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato.

È l'allarme lanciato da Coldiretti, che parla di una superficie agricola che si è ridotta nel Paese ad appena 12,8 milioni di ettari.

A sottolinearlo un'analisi divulgata in occasione della Giornata mondiale del suolo, che si celebra oggi.

La disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico. Ma non solo: su un territorio meno ricco e più fragile si abbattono, sottolinea la Coldiretti, i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti e con vere e proprie bombe d'acqua che il terreno non riesce ad assorbire.

Il risultato è che sono saliti a 7252 i comuni italiani, ovvero il 91,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra.

La considerazione di Coldiretti, dunque, è che l'Italia dovrebbe sempre più impegnarsi per difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell'attività agricola.

''Se non poniamo un argine al consumo di suolo perdiamo un'opportunità in termini di sviluppo economico e occupazionale per l'intero Paese oltre al fatto che c'è un tema che riguarda l'ambiente, la sicurezza e la qualità della vita" afferma il presidente Ettore Prandini. ''Occorre accelerare sull'approvazione della legge sul consumo di suolo - aggiunge poi - ormai da anni ferma in Parlamento, che potrebbe dotare l'Italia di uno strumento all'avanguardia per la protezione del suo territorio''.

(Unioneonline/v.l.)
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