È di oltre diecimila euro a ettaro il costo per la collettività dell’emergenza incendi in un’estate da bollino rosso, con boschi e macchia mediterranea inceneriti dalle fiamme, animali morti, alberi carbonizzati, oliveti e pascoli distrutti e fiamme che arrivano a lambire le città.

È quanto stima Coldiretti Nord Sardegna nell’ennesima giornata caratterizzata, purtroppo, da incendi che stanno interessando in particolare la Gallura.

“Ai costi immediati per le operazioni di spegnimento e ai danni su flora e fauna, attività agricole, ambiente e biodiversità – ricorda Coldiretti Nord Sardegna – vanno aggiunti quelli a lungo termine per la bonifica delle aree e per far rinascere tutto l’ecosistema forestale e tutte le attività umane tradizionali. Un percorso per il quale sono necessari circa quindici anni”.

Calangianus, prima e dopo l'incendio (foto Coldiretti)
Calangianus, prima e dopo l'incendio (foto Coldiretti)
Calangianus, prima e dopo l'incendio (foto Coldiretti)

“Oltre ai danni ambientali chi ancora una volta sta pagando il prezzo più salato sono le aziende agricole – evidenzia il direttore di Coldiretti Nord Sardegna, Ermanno Mazzetti - esposte in prima linea pure a questa calamità. Una calamità che costa e che spesso, come sta avvenendo in questi giorni in Gallura, è reiterata per alcune aziende agricole che ogni anno devono fare i conti con gli incendi”.

“È chiaro che sono necessari degli interventi per lenire le ennesime grosse perdite contingenti delle aziende agricole così come interventi di prevenzione – spiega il presidente di Coldiretti Nord Sardegna Battista Cualbu -. Abbiamo per questo chiesto alla Regione l’attivazione di una task force per effettuare la conta dei danni formale che possa permettere di conoscere l’entità delle perdite e la conseguente attivazione della misura prevista dal Psr con la sottomisura 5.2.1, per garantire in tempi brevissimi il ripristino dei danni e la ripresa ordinaria dell’attività agricola. Così come, soprattutto per la tutela del patrimonio boschivo, abbiamo chiesto l’innalzamento dei limiti di pascolamento nelle superfici forestali che oggi sono molto bassi con sole 3 pecore ad ettaro. Allo stesso tempo dal Ministero consentano che le Pratiche locali tradizionali (Plt) abbiano tara 30 e non 70. Da quando le Tare sono aumentate gli animali non hanno più pascolato nelle zone forestali e di conseguenza hanno creato un enorme carico d’incendio sui boschi”.

(Unioneonline/v.l.)

© Riproduzione riservata