Fa discutere nel nostro Paese la decisione dell’Unione europea di far avanzare la domanda di registrazione della menzione tradizionale "Prosek”, il vino prodotto dalla Croazia che mette a rischio le bollicine italiane più conosciute nel mondo.

Il Commissario Ue all'agricoltura Janusz Wojciechowski, rispondendo a un'interrogazione presentata da europarlamentari di tutti gli schieramenti, ha detto  che la domanda croata risponde "ai requisiti di ammissibilità e validità", e per questo la Commissione "procederà alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Ue".

Ovviamente quello di Bruxelles per il momento non è un via libera: la pubblicazione della domanda coincide con l'inizio di un periodo di due mesi in cui è possibile presentare obiezioni, che la Commissione analizzerà per poi prendere una decisione. 

Ma già dall’Italia si levano diverse voci contrarie: "Siamo pronti alle barricate per difendere in ogni modo e in ogni sede il Prosecco Made in Italy perché deve essere chiaro a tutti che l'unico vero prosecco è quello prodotto nelle nostre terre", ha detto Mara Bizzotto della Lega, autrice di una delle tre interrogazioni sul tema, tutte partite ai primi di luglio. Una - primi firmatari Alessandra Moretti e Paolo De Castro - era di eurodeputati di diversi paesi e schieramenti, e un'altra ancora di Gianantonio Da Re (Lega) che oggi chiede a "Europa, Governo e Regione Veneto" di fermare "la truffa del Prosek".

"La Commissione ha risposto seguendo la procedura, ovviamente l'auspicio è che la stessa non vada avanti - sottolinea la Cia-Agricoltori italiani in una nota - dovremmo capire come i soggetti interessati potranno presentare obiezioni e farci eventualmente promotori".

"Il Ministero si è già opposto a questo riconoscimento - spiegano dal Ministero delle Politiche agricole - e utilizzerà ogni argomentazione utile per respingere la domanda, anche appellandosi ai principi di tutela espressi dalla Corte di Giustizia in casi analoghi". Ma si deve "fare presto per fermare una decisione che colpisce il vino italiano più venduto nel mondo", afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. "Si tratta - precisa - di un precedente pericoloso che rischia anche di indebolire la stessa Ue nei negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi, come in Argentina e Australia".

(Unioneonline/D)

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