Sembra un secolo fa, invece era il periodo tra il 2016 e il 2017, quando alcune compagnie telefoniche mobili tentarono il "colpaccio" per farci pagare di più senza aumentare le tariffe ufficiali. Invece di incrementare la spesa mensile, particolarmente quella dei prepagati, avevano "accorciato" il mese per farlo arrivare a 28 giorni: invece che un mese, il rinnovo avveniva ogni quattro settimane. L'avevano fatto diverse compagnie, peraltro non solo telefoniche e - all'interno di quest'ultima categoria - non soltanto di telefonia mobile, tanto da far nascere un'indagine sulla possibilità che avessero "fatto cartello", cioè si fossero messe d'accordo per fare tutte la stessa mossa, in modo che ciascuna compagnia se ne avvantaggiasse a scapito dei propri clienti. L'Unione astronomica internazionale non era insorta: al massimo si saranno messi a ridere, considerato che di 28 giorni esiste solo un mese e neanche tutti gli anni (non nei bisestili). Al contrario, all'Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) l'avevano presa sul serio, anche perché l'aumento delle tariffe nascosto nell'accorciamento del mese l'avevano fatto molte compagnie. Poi, a fine 2017, il Parlamento approvò un emendamento: la fatturazione dev'essere mensile. Chi vuole guadagnare di più, insomma, è libero di farlo, ma non accorciando il periodo di fatturazione (quattro settimane): deve aumentare il prezzo, così i clienti se ne accorgono e possono decidere di passare a un operatore concorrente. Insomma: impedita dalla legge della pratica dell'aumma aumma.

Così, c'è chi ha raschiato il barile facendo pagare ciò che prima era gratuito: ad esempio, l'sms che avverte di una chiamata giunta al nostro numero mentre eravamo impegnati in un'altra conversazione. E c'è chi è arrivato dopo e se n'è avvantaggiato, offrendo tariffe bassissime e tutti i servizi gratuiti: è il fenomeno Iliad, che ha costretto tutte le altre compagnie a rivedere le proprie politiche dei prezzi. Ma di questo riparleremo dopo.

È stato proprio durante questa guerra di tariffe tra operatori - ancora alle prime fasi - che è arrivato il coronavirus a sparigliare le carte. Un agente patogeno che - al di là dell'allarme sanitario - sta modificando abitudini, modi di lavorare e l'economia di interi settori. Ad esempio, il telelavoro molto praticato ancora oggi sta uccidendo bar e ristoranti nei quartieri "business" delle città, perché ancora oggi molti dipendenti - particolarmente quelli pubblici, con punte sopra il novanta per cento alla Regione sarda - pranzano a casa perché è quella il loro ufficio. Si lavora dal soggiorno, dallo studio (per chi ce l'ha) o dalla camera da letto.

Il che, significa via Internet. E qui casca, se non l'asino, quantomeno il collegamento. Già, perché in moltissime famiglie telelavora il padre, lo fa la madre e hanno seguito le lezioni in teledidattica uno o due figli. Significa che serve "banda", cioè capacità di trasmissione e ricezione di dati, molto ampia, ma in molte abitazioni non c'è più la linea telefonica fissa e la stessa sorte l'hanno seguita i collegamenti Internet a cavo. Così, si è scoperto che anche la cara, vecchia Adsl avrebbe fatto comodo, ma soprattutto che - collegati in remoto via computer utilizzando lo smartphone come router - servono tanti giga. E le compagnie telefoniche mobili, tutto quel ben di dio di connessione, non la offrivano, al punto che i datori di lavoro hanno dovuto omaggiare il proprio personale in smart working di una scheda dati molto carica di Gigabyte.

Questa rivoluzione lavorativa e tecnologica in atto, partita dopo tanti inciampi nel primo periodo del "tutti a casa", è puntualmente monitorata da Sos tariffe (www.sostariffe.it), che ha studiato il fenomeno. Si scopre così, grazie al loro osservatorio, che subito dopo il lockdown (il tutti a casa), i canoni d'abbonamento alla telefonia mobile hanno iniziato a diminuire nel prezzo, mentre la dotazione di Gigabyte è aumentata rispetto a marzo 2020. E il discorso vale per gli operatori Mno (Mobile network operator, significa che hanno la propria rete di ponti radio: Tim. Vodafone, Windtre e Iliad) e anche per quelli Mvno (Mobile virtual network operator, cioè quelli che si appoggiano alle reti degli altri acquistando e rivendendo traffico voce e dati: sono numerosissimi, tra cui la sarda Tiscali). L'anno scorso, in media, le tariffe di entrambi i tipi di operatori era caratterizzata da 2.406 minuti, 1937 sms e 38,46 Giga a un canone mensile medio di 11,68 euro. All'inizio del lockdown, il canone mensile ha cominciato a scendere malgrado l'aumento di richiesta di connessione: circa 11,55 euro al mese. Se invece consideriamo gli operatori che hanno una propria rete di ripetitori - rileva www.sostariffe.it - sono diminuite le chiamate, ma il canone mensile è aumentato di due euro e mezzo: da 13,71 a 16,32.

Cos'è cambiato, durante il lockdown? Sono aumentati i minuti mensili inclusi (del 3,4 per cento) e i Giga (del 3,5). Ridotti di un quarto gli sms mensili, ma è sceso anche il canone medio: 11,12 euro al mese, pari a un meno 3,7 per cento. La parte importante è proprio quella dei Giga disponibili per la navigazione su Internet: la connessione è diventata l'ufficio in cui lavorare, con il lavoro agile, e all'improvviso i dieci Giga che si avevano sulla card e di cui ne avanzava ogni mese oltre la metà sono diventati pochi, soprattutto se in lavoro agile erano due genitori e in teledidattica uno o più figli.

«A conti fatti - afferma Alessandro Voci, responsabile dell'ufficio studi di Sostariffe.it - tutti gli operatori sul mercato della telefonia mobile hanno accolto il bisogno crescente, da parte dei consumatori, di disporre di un maggior numero di Giga per navigare da mobile e di più minuti per restare in contatto con le persone lontane. Lo hanno trasformato in realtà, riducendo da un lato gli Sms, utilizzati sempre meno dalla maggior parte degli utenti, e abbassando dall'altro i costi delle promozioni proposte».

È in questo contesto che esplode la bomba (commerciale) Iliad, una modesta compagnia francese che esiste dal 1990 e operava nel Minitel (antesignano di Internet che ha fallito ovunque, tranne che in Francia) ma che all'improvviso è entrata d'imperio tra i grandi protagonisti della telefonia mobile europea. L'ha fatto con un'imponente rete propria (molti ripetitori acquistati da WindTre, che dopo la fusione si sono ritrovati ad avere un doppione per ogni zona) e con accordi di roaming con le altre compagnie nei punti non coperti.

È di Iliad l'ingresso più prepotente che si ricordi nella storia della telefonia mobile italiana: laddove gli altri offrivano 10, al massimo 20 gigabyte a tariffe non proprio ridottissime, la società francese irrompe con 50 Giga, oltretutto con la rete 4G+, un po' più veloce della tradizionale 4G senza però avvicinarsi alla 5G. Premesso questo, la sua "banda" è più larga. Gli altri operatori Mno si sono ritrovati nell'incubo di un agguato e sono corsi ai ripari, ma tardi e senza lo slogan più convincente: "Per sempre, per davvero". Cioè, senza promettere di non rifare ciò che già hanno tentato o fatto: accorciare i mesi e far pagare gli sms che ci avvertono di una chiamata persa perché eravamo al telefono.

Tariffe rivoluzionarie, si diceva: 9,99 euro per la sim card, 4,99 per il solo traffico voce e sms (illimitati), e la clientela più anziana - quella che non naviga - emigra in blocco. La transumanza non si arresta neanche per quanto riguarda i navigatori, grazie ai 50 Giga, ai minuti e agli sms illimitati proposti a 7,99 euro al mese. Per capirsi, una coppia in telelavoro ha 100 Giga per circa 16 euro, e si rimane sotto i 24 euro per raggiungere quota 150 Giga per il figlio in teledidattica.

La concorrenza reagisce con i vecchi metodi: la chiamata a chi fa la portabilità del vecchio numero sul nuovo operatore, con l'offerta di tariffe paragonabili che però non concede a chi non chiede di migrare. Un inseguimento che arriva a cose fatte a una compagnia che ha rarissimi punti vendita: le sim card, le vende nei totem automatici nei negozi di elettronica, quindi non ha neanche quella spesa.

Così, tutti ad abbassare le tariffe, particolarmente per quanto riguarda la navigazione su Internet, ma la lenta risposta degli altri operatori italiani (più strutturati, ma proprio per questo con una macchina più costosa da mantenere) ha già prodotto sei milioni di sim vendute dall'operatore francese, molte delle quali attivate con numeri già esistenti venduti a suo tempo dagli altri operatori.

Un attacco senza precedenti al sistema telefonico mobile italiano, insomma, con la promessa di mantenere gli accordi iniziali. E pensare che, lo spazio per Iliad, l'ha creato Wind acquistando H3g e fondendo le reti di ripetitori. Vendendo proprio a Iliad molti dei "doppioni".

Per i concorrenti, con queste tariffe, rispondere non sarà facile, anche perché il nuovo operatore è molto più snello. Ma una risposta dovrà pur arrivare.
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