Calo demografico costante e migrazione in aumento esponenziale: nel 2050, secondo Eurostat, il Sulcis Iglesiente sarà il primo territorio in Italia per diminuzione della popolazione, perdendo circa un quarto dei residenti attuali. Colpa del calo demografico, che nel Sulcis si fa sentire più che altrove (quasi quattro volte più che nel resto della Sardegna), e dei flussi migratori negativi, dato che dal 2017 al 2019 è peggiorato dell’800 per cento. Chi se ne va in cerca di opportunità sono soprattutto i giovani, fascia d’età tra i 18 e i 39 anni, ad un ritmo che è quasi tre volte la media regionale.

Il report

È a tinte fosche la fotografia scattata dall’Agenzia per la coesione territoriale nell’ambito della Valutazione ambientale strategica per il Just Transition Fund. Il JTF mette a disposizione un miliardo di euro, tra Sulcis e Taranto, per la “transizione giusta”, perché lo stop al carbone sia il più indolore possibile a livello sociale. La strada che porta verso i finanziamenti per il Sulcis è lastricata di record negativi e dati preoccupanti, emersi nella Valutazione strategica. Primo tra tutti: tra trent’anni, quando nel resto d’Italia il calo demografico si attesterà sul 3,6 per cento, nel Sulcis è previsto al 25,5 per cento. La popolazione progressivamente sempre più anziana, la bassa natalità e l’emigrazione disegnano uno scenario allarmante. Un trend che è già evidente da anni: Iglesias e Carbonia sono entrambe sotto i 30 mila abitanti, i centri più piccoli perdono residenti, ma le previsioni per i prossimi anni tendono ad un peggioramento drastico. Gli abitanti del Sulcis Iglesiente saranno sempre più anziani: il rapporto tra la popolazione over 65 e la popolazione attiva (15- 64 anni) ora al 41,5 per cento sarà più che raddoppiato nel 2050, superando il 90 per cento.

Anche l’istruzione non va affatto bene: la percentuale di Neet (i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano) ha raggiunto il 36,6per cento, inoltre il Sulcis Iglesiente è la prima provincia italiana considerando la popolazione residente che possiede al massimo la terza media.

Il lavoro

Uno dei dati più allarmanti continua ad essere quello sulla disoccupazione, influenzato anche dalla crisi del sistema industriale: a Portovesme molte ciminiere sono spente, con esplosione di mobilità e cassa integrazione. Nel 2016, secondo il rapporto dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, il tasso di disoccupazione era pari al 16,1 per cento mentre è ancora più allarmante la disoccupazione giovanile che nel 2019, nella provincia Sud Sardegna, era al 44 per cento, cioè il doppio rispetto al livello nazionale. Una situazione difficile che si riflette sul reddito medio pro capite: il Sulcis Iglesiente è al 104esimo posto su 110 province, il 35 per cento dei contribuenti dichiara meno di 10 mila euro. A livello comunale i centri con il reddito medio più alto (dal 2015 al 2018) sono Portoscuso, Carloforte, Iglesias e Carbonia, il reddito medio più basso a Piscinas, Masainas e Perdaxius. Anche la propensione a innovare è molto bassa, in uno dei territori più poveri d’Italia: si registrano appena 3 start up innovative ogni 1.000 imprese.

È in questa situazione socio-economica fragile che si inserisce la transizione ecologica, con lo stop al carbone. Una transizione già iniziata nel 2018 con la fine ufficiale dell’attività estrattiva alla Carbosulcis, mentre nel 2025 si fermerà la centrale Enel. Sulcis e Taranto hanno a disposizione un miliardo dal Just Transition Fund, per limitare le conseguenze sociali della transizione. Presentate le schede circa un anno fa, ancora non si conoscono quali sono i progetti finanziati, le proposte su cui puntare per passare oltre il carbone.

Antonella Pani

© Riproduzione riservata