La cassaforte si è aperta poco prima di mezzogiorno. C’è voluto del tempo perché l’ufficio demanio della Capitaneria di Olbia caricasse nel server dell’ufficio di Stato i piani segreti di un progetto dal nome tanto evocativo quanto eloquente: Zefiro, il nome greco del vento da ponente. Non un caso, visto che i signori venuti dal nord Europa non si sono messi troppi problemi per aggredire il paradiso della Costa Smeralda, il suo mare, la sua storia fatta di turismo e patrimonio ambientale unico al mondo. Loro, probabilmente, in quell’enclave esclusivo non ci sono mai nemmeno passati.

Si aprono gli armadi

Quando le carte progettuali entrano nelle nostre mani il piano, quello che abbiamo preannunciato tre giorni fa con un’esclusiva del nostro giornale, diventa ancora più dirompente rispetto a quanto avevamo raccontato con i primi elementi sull’assalto eolico nel cuore della Gallura più turistica. Tutto confermato, ma non solo. Nei 18 documenti depositati in Capitaneria c’è di tutto e di più, compresi i segreti che si celano dietro questa scalata così violenta alla prima porta a mare dell’Isola di Sardegna. Ci sono nomi e cognomi, c’è una mappa esatta sui punti dove questi signori vorrebbero piazzare la bellezza di 210 pale ciclopiche, una foresta eolica proprio sulla rotta davanti al porto di Olbia. Partiamo dai nomi e cognomi di questo azzardo.

Sbarco danese

Il primo firmatario del progetto è Jasmin Bejdic, un giovanotto trentasettenne bosniaco, fondatore e amministratore delegato della Copenhagen Energy, un’impresa privata, registrata in Danimarca, ma con sedi sparse un po’ qua e là. Sono loro che di punto in bianco decidono di sbancare a colpi di pale rotanti il più grande capitale turistico della Sardegna: quello della Costa Smeralda. È lui, Bejdic in persona, con tanto di corte tecnica al seguito, che trasmette con una mail pesante come un macigno il progetto al Ministero delle Infrastrutture e alla Capitaneria di Porto di Olbia.

I misteri delle date

È il 12 aprile del 2022 quando il report del protocollo registra il primo identificativo del progetto: domanda di rilascio di concessione e di eventuale anticipata occupazione – richiesta di destinazione di zone demaniali marittime. Ed è sulle date che si riscontra il primo elemento che lascia sul campo non pochi dubbi sull’operazione. Il progetto è stato presentato lo stesso giorno in cui la società viene registrata alla Camera di Commercio di Milano. Un tempismo davvero singolare, visto che la “Zefiro Vento s.r.l.”, la società che presenta formalmente gli ulteriori elaborati, di fatto non aveva nemmeno concluso la registrazione che già si imbarcava in un progetto le cui cifre di investimento appaiono surreali rispetto al capitale versato. I signori del vento made in Danimarca non si svenano per la costituzione della compagine che deve occupare il mare più ambito del Mediterraneo.

La formica e l’elefante

Il capitale sociale risulta di appena diecimila euro, tutti versati dalla CE Mediterranean Aps, una società moltiplicata a sua immagine e somiglianza in altre aree geografiche europee. Il rapporto tra capitale sociale versato e investimento previsto nel mare della Costa Smeralda è più notizia da cabaret che da monitor finanziario. È come se una formica volesse sollevare un elefante. A fronte dei 10 mila euro versati, infatti, i danesi hanno presentato un progetto da 9 miliardi e 876 milioni di euro per aggredire il mare dell’élite turistica mondiale. Un piano eolico senza precedenti nel Mediterraneo, un’invasione nemmeno paragonabile a quelle molto più minute vantate dalla Stantec, la società di ingegneria partner di Copenhagen Energy nel progetto sardo-smeraldino. Le carte svelate ieri mattina confermano quanto avevamo anticipato: i signori venuti dalla Danimarca ad occupare il mare sardo più pregiato vogliono piazzare 210 pale da 15 megawatt ciascuna, per 3.150 megawatt di potenza, pari a più del doppio dell’energia elettrica prodotta dalle due centrali di Porto Torres e Portovesme.

385 metri d’altezza

C’è un passaggio nelle migliaia di pagine dei documenti che lascia comprendere la voracità eolica dei danesi: «Il proponente si riserva la facoltà in successive fasi progettuali, qualora il mercato lo consenta, di adottare scelte tecnologiche differenti, installando turbine con potenza nominale fino 25 MW, diametro del rotore fino a 320 m, altezza al mozzo fino a 225 m e altezza massima fino a 385 metri». Praticamente se il mercato, non il paesaggio e la tutela del mare, lo consentirà la società del nord Europa è pronta a far salire ulteriormente quei già ciclopici grattacieli eolici davanti a Porto Cervo e Porto Rotondo.

Un muro davanti ad Olbia

Con questi presupposti il muro di pale davanti ad Olbia e dintorni potrebbe salire sino a 128 piani d’altezza. A loro poco importa dove vorrebbero piazzare quei ciclopici grattacieli rotanti, non sanno cosa sia l’ambiente, la natura, il paesaggio di quel nord est diventato sessant’anni fa Costa Smeralda. Lo ignorano a tal punto che non lo nominano mai. L’unico elemento che per loro conta è il totalizzatore del vento. Le pale le piazzano dove più ce n’è.

Atlante del vento

E non hanno nemmeno bisogno di verificarlo, usano direttamente la mappa del “Global Wind Atlas”. In pratica la scelta della Costa Smeralda nasce da quel vortice che l’Atlante Globale del Vento registra proprio nelle Bocche di Bonifacio. La cartina che pubblichiamo, nella foto grande a sinistra, è la rappresentazione più esaustiva della spregiudicatezza nell’individuare il sito. La velocità del vento è segnata dal gradiente cromatico rosso più forte, segno che lì Eolo soffia a 8,9 metri al secondo. Una manna per gli affari dei signori venuti da lontano per affettare il vento di Sardegna e far girare la slot machine del parco eolico nell’eremo del Principe.

Pale sulle rotte

Infine le rotte. Lo scrivono senza pudore: «Una scomposizione del traffico appena illustrato permette di affermare che le rotte interferenti con l’area di progetto sono soprattutto percorse da navi cargo e navi passeggeri». Per loro poco importa se le pale eoliche verranno piazzate nel cuore delle rotte d’ingresso per la principale porta a mare della Sardegna. Ciò che conta è far girare quelle pale e riempire i loro conti corrente stranieri. Secondo i piani danesi i sardi si faranno distruggere la Costa Smeralda e loro, in Danimarca, si riempiranno le tasche con gli incentivi miliardari del vento di ponente, quello di Porto Cervo e dintorni.

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