Un quadro a tinte fosche quello del settore della distribuzione nell’Italia dell’emergenza Covid-19.

Secondo uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti per conto di Federdistribuzione, la situazione di crisi attuale ridurrà fino a quasi il 50% (49,4%) i ricavi della distribuzione "non alimentare", con un dato medio per l’intero settore che si aggira invece fra il 20,5% (scenario senza ondata epidemica di ritorno e con un impatto medio-basso sui redditi delle famiglie italiane pari all’8%) e il 28,2% (scenario senza ondata epidemica di ritorno, con uno shock intenso sui redditi delle famiglie).

L'impatto significativo stimato, dunque, è anche sulle casse dello Stato, con un valore in termini di IVA non riscossa che potrebbe aggirarsi fra i 24,4 miliardi e i 32,9 miliardi di euro.

A rischio, poi, la sopravvivenza entro fine anno fino al 20% delle imprese dell’ambito "non alimentare", con una stima per un ritorno alla situazione pre-crisi che va da un minimo di 6 ad un massimo di 8,5 anni.

Flessione anche nel settore della distribuzione alimentare, con una riduzione nei ricavi che potrebbe arrivare a fine anno sino al -3% e una stima per un ritorno al pre-Covid di 1,5 anni.

"Con 9,8 miliardi di euro investiti nel 2019 la distribuzione alimentare e non alimentare è il 1 ̊ settore su 99 per investimenti in Italia – dichiara Claudio Gradara, Presidente di Federdistribuzione - Gli investimenti del settore devono essere necessariamente tutelati nei prossimi mesi: non tutelare un settore strategico per gli investimenti sarebbe un autogol per la crescita e quindi per il futuro del Paese. Ed è per questo che chiediamo la giusta attenzione da parte del Governo".

(Unioneonline/v.l.)
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