«Spiacenti, nessun risultato in questa data». Il motore di ricerca voli è un disco rotto, nei cieli della Sardegna. Inutile insistere. Che sia estate o inverno viaggiare in questa terra isolata dal mare è un’utopia. I soprusi sono all’ordine del giorno, il “sequestro” di un popolo intero è un reato senza pena. Per alcuni è persino vietato lamentarsi. Il diktat dei palazzi è il silenzio, dinanzi al disastro che si consuma giorno dopo giorno sui cieli dell’Isola. Provate nella giornata di oggi, 17 luglio 2023, ad andare a Milano per un’urgenza, sanitaria o di lavoro. L’ultima possibilità era per stamane alle 6.25. Partenza dall’aeroporto di Cagliari. Unico posto disponibile operato da Ita Airways, la monopolista del Sud Sardegna, la ex Alitalia, croce e debiti dei cieli italiani.

Come Honolulu

Per arrivare a Milano, però, quell’ultimo passeggero si è dovuto accontentare di un volo di “appena” 6 ore e 40, costretto a fare uno scalo aggiuntivo, come se dovesse arrivare ad Honolulu. Non gli è andata meglio per la tariffa: la biglietteria gli ha emesso un salasso da 917,38 euro, almeno che non abbia scelto la tariffa flex, in quel caso il biglietto ha raggiunto la “modesta” cifra di 967, 38 euro. Nello stesso istante, il sito della compagnia di bandiera, emetteva un biglietto da Milano per il John Fitzgerald Kennedy di New York per appena 509,67 euro. Per andare a vedere la Statua della Libertà uno scalo, come per il Cagliari-Milano, con appena 11 ore di volo, a fronte delle sei ore e 40 previste per l’attraversata sardo-lombarda. Non va meglio per l’altro corridoio, quello verso Roma. Ieri sera chi voleva rientrare dalla Capitale a Cagliari è stato costretto ad un viaggio con uno scalo di 3 ore e 45 minuti per la modesta cifra di 704,19 euro. Nei bancomat monopolisti, quelli delle prenotazioni e dell’emissione dei biglietti, non ci sono margini: posti esauriti, load factor, ovvero il coefficiente di riempimento, al 100%. La logica è tutta commerciale, studiata a tavolino e sposata in pieno da istituzioni succubi delle compagnie aeree: meglio lasciare a terra passeggeri, piuttosto che avere un posto vuoto in aereo.

Senza Stato di diritto

Tutto questo in una Regione insulare, senza alternative alle quindici ore di nave o al volo aereo. E lo sanno bene le compagnie aeree, quelle che si spartiscono, con la complicità di molti, il monopolio a carissimo prezzo dei cieli sardi. Se fossimo in uno “Stato di diritto” tutto questo sarebbe fermato senza un minimo tentennamento, perseguito a colpi di codice penale. In realtà qui, in questa terra diventata insulare per scelta divina e per norma costituzionale, non esistono leggi, non vi è il minimo rispetto per lo stesso concetto alla base della «Continuità territoriale», norma varata dal Parlamento Europeo già negli anni Novanta. Era stata l’Europa, quella delle “non discriminazioni”, ad approvare un regolamento che imponeva la tutela per la mobilità da e per le Isole, da sempre soggette alle speculazioni insulari, la Sardegna più di altre.

Obbligo imposto

La disposizione di Bruxelles era chiara, senza sotterfugi: «Imposizione dell’onere del servizio pubblico». In questa espressione normativa blindata nei “sacri testi” comunitari vi sono due passaggi fondamentali: “servizio pubblico” e “imposizione dell’onere”. Due elementi chiave che ancor oggi si cerca di eludere in ogni modo, con bandi di gara funzionali alle speculazioni, e furbizie d’alto bordo. Il primo elemento che sfugge è «il servizio pubblico». Volare per muoversi da un’Isola, o per raggiungerla, non è un diletto, non è un favore. Il diritto alla mobilità non può essere sottoposto alla logica di pseudo sconti, tariffe agevolate o altre simili trovate propagandistiche. Il servizio pubblico è un diritto, non negoziabile, non discrezionale. Non si tratta di «tariffe agevolate», ma semmai di tariffe eque e di riequilibrio, a tutela di un servizio pubblico.

Autostrada del Sole

Il concetto è sintetizzabile con un quesito: può essere imposto un contingentamento di macchine sull’Autostrada del Sole che congiunge il nord e il centro Italia? È pensabile che ad ogni automobilista che percorre quell’arteria fondamentale venga chiesta la residenza prima di entrare a Milano o Roma? Ed è pensabile che il cittadino di Milano che va al Colosseo paghi dieci volte tanto il prezzo del pedaggio autostradale rispetto a colui che da Roma va verso il Duomo? In Sardegna questi concetti di servizio pubblico sono violati tutti i giorni, senza che ci sia una minima azione per rimuove abusi e soprusi ai danni di un’Isola isolata. Servizio pubblico significa che non possono esserci pochi voli, tutti strapieni, con frequenza che sono di per sé una violazione perenne del servizio pubblico. Nelle fasce orarie di collegamento, nell’arco della giornata, ci sono “buchi” anche di otto ore senza un solo collegamento con Milano o Roma e viceversa. Basterebbe confrontare queste frequenze con il passato, con molti più voli e posti disponibili, per capire che siamo dinanzi ad una palese violazione del «servizio pubblico».

Interruzione servizio

Anzi, con un’analisi più attenta, si potrebbe configurare anche l’interruzione del servizio pubblico, perseguibile penalmente, se si accertasse, impresa non impossibile, che quel numero limitato di voli è funzionale solo al perseguimento di un obiettivo: far guadagnare a piene mani le compagnie aeree a scapito del pubblico interesse. Il secondo concetto della norma comunitaria è ancora più stringente: imposizione dell’onere del servizio pubblico. Si tratta di un “obbligo” a svolgere un servizio a determinate condizioni.

Vietate speculazioni

Tra queste ve n’è una scandita senza troppi preamboli relativa ad un concetto economico chiarissimo: non si specula sul costo dei biglietti. La norma comunitaria è chiarissima anche rispetto alle compensazioni, ovvero i soldi che vengono dati, il più delle volte impropriamente e altre in maniera sovradimensionata, alle compagnie aeree per garantire il servizio. La disposizione recita: «tale compensazione non può superare l’importo necessario per coprire i costi netti sostenuti per la prestazione dell’onere di servizio pubblico, tenendo conto dei conseguenti ricavi ottenuti dal vettore aereo e di un margine di profitto ragionevole». In pratica dice la norma: il costo del biglietto per i collegamenti con le regioni sottoposte ad onere di servizio pubblico deve essere una somma tra i costi reali del carburante, dell’ammortamento dell’aereo, del personale, delle assicurazioni, del catering e un “margine di profitto ragionevole” che l’Unione Europea ha da sempre considerato tra il 4 e il 6%. Dunque, in un’Isola chi accetta di svolgere quel servizio, partecipando ad una gara, non deve speculare, ma guadagnare un utile ben definito.

Bandi galeotti & vulnus

Tutta colpa delle compagnie? No. Il tema sono i bandi di gara, le clausole del servizio indicate nei capitolati, molto spesso vere e proprie regalie per le compagnie aeree. Con colpevoli passi indietro, consumati senza colpo ferire, come la cancellazione della “tariffa unica”, in vigore per quasi dieci anni, che rendeva l a Sardegna accessibile a condizioni “ eque e di riequilibrio”, sia per cittadini “residenti” che “ non residenti”. Inutile lo scarica barile verso i palazzi europei. Un dato, infatti, è certo: la tariffa unica non è mai stata impugnata e contestata. Come tale doveva essere reiterata e ampliata per tutto l’anno e non solo per nove mesi, come previsto da una chiara noma statale del 2017. La re altà è che la devastante modifica della “continuità territoriale” ha un vulnus ancora più grave: la Regione per negoziare con l’Europa e riscrivere il bando di gara nel 2020 aveva incaricato uno studio legale continentale. Peccato, però, fosse lo stesso pool di avvocati che ha difeso Ita, la ex Alitalia, al Tar Sardegna.

Decreto urgente

Ora, però, il disastro della continuità territoriale impone soluzioni emergenziali e urgenti. Non è necessario ricorrere al codice penale per inquadrare quanto sta accadendo in Sardegna come interruzione di un servizio pubblico essenziale. I Ministri competenti, da quello delle I nfrastrutture e T rasporti allo stesso P residente del Consiglio, hanno doveri e poteri emergenziali per fermare questo sequestro dei sardi e della Sardegna. Non basta prenderne atto, occorre agire, senza tergiversare. Ultima annotazione. La tariffa unica è di fatto il modello sardo della continuità territoriale, bloccata senza alcun motivo credibile. Oggi, per farla valere ancor di più, sia a Roma che a Bruxelles, c’è persino una norma costituzionale a garanzia del riequilibrio insulare. Soluzioni pasticciate contribuirebbero ad aggravare il disastro. Il Governo italiano e la Regione sarda , se avessero a cuore le sorti della “coesione” , anch’essa norma costituzionale, avrebbero un solo dovere: battersi per cancellare il nefasto “passaporto” della residenza, un vero e proprio muro per entrare e uscire dalla Sardegna.

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