Ita, l’ex Alitalia di Stato, in Sardegna, vola solo nel fine settimana. Destinazione Piazza del Carmine, nel cuore di Cagliari, sede del Tar, il Tribunale Amministrativo Regionale. La missione degli uomini del potente studio Chiomenti & Parteners questa volta, però, è meno bellicosa del passato. In pochi mesi i vertici volanti della neonata compagnia azzurra sono passati dal perentorio “saremo riammessi in gara”, pronunciato dai due numeri uno di Ita, alla ritirata inesorabile e silenziosa di queste ultime ore. I legali della fu Alitalia irrompono informaticamente nelle aule del Tribunale nelle prime ore di ieri, con una resa tanto inattesa quanto indecifrabile. Quel fiume di ricorsi che presentarono subito dopo l’esclusione dalle gara d’appalto per la continuità territoriale da e per la Sardegna, aggiudicata alla spagnola Volotea, si è ridotto, nell’ultimo weekend del primo mese del nuovo anno, ad un flebile quanto risibile rigagnolo giudiziario.

La ritirata

Con una trasmissione digitale gli avvocati di Roma, gli stessi che in contemporanea scrivevano, lautamente pagati, per nome e per conto della Regione sarda, le regole della continuità territoriale, hanno deciso di battere ritirata. Lo hanno fatto formalmente su cinque dei sei ricorsi che presentarono nello scorso novembre contro la loro esclusione dalla gara vinta, poi, dagli spagnoli. L’accusa della Regione fu senza appello: non avete gli aerei per poter volare sulle rotte della continuità territoriale da e per la Sardegna. Ora, nelle stanze di Piazza del Carmine, la resa notificata dai legali della compagnia di Stato si chiama “sopravvenuta mancanza d’interesse”, ovvero la formale rinuncia a discutere le cause sulle rotte oggetto di quello che si preannunciava come un contenzioso durissimo sui cieli della Sardegna. I manager di Ita erano arrivati persino a minacciare una denuncia formale nei confronti della stessa Regione accusata a sua volta di aver provocato un danno d’immagine senza precedenti alla compagnia alle prese con i primi vagiti volanti. Alla fine, però, non solo hanno desistito alla richiesta di risarcimento danni, ma ieri hanno informato la Corte amministrativa che non hanno più interesse ad andare avanti nei ricorsi. Tutti ritirati, dunque, tranne uno.

Resiste Cagliari-Roma

Resiste solo il Cagliari-Roma. Quel ricorso Ita non lo ha ritirato. Un atto tanto incomprensibile quanto sorprendente, visto che con questo gesto rischia di avallare in pieno la tesi della Regione secondo la quale al momento della gara Ita non disponeva di aerei sufficienti per gestire la continuità territoriale da e per la Sardegna. La mossa di Ita potrebbe tendere a dimostrare che, almeno sulle rotte per Cagliari-Roma, la disponibilità degli aeromobili ci fosse, confermando, però, di fatto, che non ne aveva a sufficienza per la Cagliari-Milano, e per le tratte verso Roma e Milano da Alghero e Olbia. Da qui la rinuncia a 5 ricorsi su sei.

Udienza chiave

Il vero significato di questa ritirata lo si potrà comprendere solo mercoledì prossimo, il 2 febbraio, quando il Tar Sardegna, in pubblica udienza, sarà chiamato a prendere atto delle rinunce e a discutere nel merito dell’unico ricorso rimasto in piedi, quello per il collegamento tra Cagliari e Roma, di fatto la rotta più remunerativa tra tutte. La strategia d’attacco di Ita si sta lentamente trasformando in difensiva, visto che soccombere su tutti e sei i ricorsi avrebbe significato accollarsi anche tutte le eventuali spese di una possibile condanna. La partita giudiziaria potrebbe, però, essere legata alla nuova proroga avviata dal Governo e dalla Regione nei giorni scorsi. Il Ministro delle infrastrutture e mobilità Enrico Giovannini, di concerto con la Regione, ha, infatti, dovuto emanare un nuovo decreto per prevenire l’ennesimo disastro sui cieli sardi visto che l’attuale aggiudicazione a Volotea sarebbe dovuta scadere il 15 maggio prossimo.

Caos d’estate

Il caos denunciato da operatori turistici, e non solo, rischiava di compromettere tutte le prenotazioni per la stagione estiva lasciando allo sbando un intero settore economico dell’Isola. Per questo motivo Giovannini ha dovuto firmare un addendum al precedente decreto prevedendo una proroga del periodo sottoposto al regime di continuità territoriale. Dal 15 maggio la scadenza viene spostata al primo di ottobre, data per la quale si ipotizza la definizione della gara d’appalto definitiva. Per questi nuovi sei mesi di continuità territoriale, però, le compagnie aeree che si candideranno a svolgere il servizio non prenderanno nemmeno un euro di compensazione e non potranno nemmeno godere dell’esclusività delle rotte. In pratica chi vorrà essere della partita dovrà dichiararlo con la consapevolezza che dovrà rinunciare ad ogni contributo pubblico e soprattutto potrebbe non avere l’esclusiva.

Volotea rischia

I giochi, dunque, si riaprono, con Volotea che rischia di perdere sia il contributo compensativo, che aveva comunque già ridotto di oltre il 40%, battendo Ita, che l’esclusiva. E’ evidente, però, che se Ita dovesse accettare di concorrere in questa seconda fase della continuità territoriale senza contributi pubblici si costituirebbe un precedente che potrebbe indurre sia lo Stato che Bruxelles a rivalutare il livello di compensazione sinora erogato alle compagnie. Si dimostrerebbe, in sostanza, che quei contributi erano di fatto un regalo di Stato alle compagnie, visto che era stato abbondantemente dimostrato che il costo di un’ora di volo, compreso un margine di utile ritenuto dalla Commissione Europea ammissibile, era abbondantemente coperto proprio dal costo del biglietto prestabilito per i residenti. In questo caso si potrebbe riaprire anche il capitolo relativo alla tariffa unica, considerato che con la sua cancellazione si è di fatto compiuta una vera e propria discriminazione verso la Sardegna.

Sardegna discriminata

Aver diversificato i biglietti aerei tra residenti e non residenti ha messo fuori gioco l’Isola nella competizione economica e infrastrutturale, aggravando piuttosto che risolvendo la condizione insulare. Il divario, con due tariffe per residenti e non, ha creato un muro finanziario ed economico a vantaggio di altri territori raggiungibili a pari condizioni tra tutti i cittadini italiani ed europei. In questo caso la discriminazione verso la Sardegna coinvolgerebbe in prima persona gli emigrati sardi, quei figli dell’Isola trattati come estranei e costretti a pagare una cifra tripla o quadrupla per raggiungere la propria casa natale.

Termini riaperti

E’ possibile, poi, che Governo e Regione siano costretti a riaprire anche i termini per il bando ordinario della nuova continuità territoriale visto che sarebbero stati riscontrati degli errori in quello appena pubblicato. Un incidente di percorso che potrebbe consentire alle associazioni dell’Emigrazione sarda, a quelle dei consumatori e alle organizzazioni datoriali del turismo di impugnare i decreti proprio rispetto alla discriminazione riservata alla Sardegna con la mancata applicazione di una tariffa unica di riequilibrio insulare. Nei cieli dell’Isola la turbolenza è solo agli inizi.

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