A dieci anni da quel 2007 in cui ha avuto inizio la crisi economica, la Confesercenti Sardegna fa il punto sulle attività commerciali nell'Isola.

E i numeri non sono incoraggianti, visto che il commercio in sede fissa ha visto diminuire il proprio comparto del 17,7%.

Solo tre regioni in Italia hanno fatto peggio della nostra: la Valle d'Aosta (-21%), la Sicilia (-20,8%) e il Piemonte (-18,6%).

Ha sofferto meno il commercio ambulante o di altro tipo, che ha visto subire una diminuzione dell'1,4%.

A fronte di questo crollo verticale delle attività commerciali, cresce a dismisura il settore ricettivo, tra alloggi e ristorazione.

Gli alloggi turistici in Sardegna sono cresciuti del 30%, a fronte di una media nazionale del 15%. Meglio dell'Isola hanno fatto solo Puglia (+76,9%), Sicilia (+47,7%), Lazio (+45,5%) e Basilicata (+40,5%).

Ad aumentare, spiega il direttore di Confesercenti Sardegna Gian Battista Piana, "sono soprattutto le tipologie extralberghiere, come affittacamere e agriturismi".

Per quanto riguarda la ristorazione, fa segnare un aumento del 17,8%.

"La crisi ha contratto la domanda e modificato usi e costumi", spiega Roberto Bolognese, presidente di Confesercenti Sardegna.

"Si va più facilmente al ristorante che ad acquistare abbigliamento, e il ceto medio basso si rivolge sempre più spesso al mondo della contraffazione e degli acquisti a basso costo", continua.

Per poi passare all'ultima nota dolente, quella della grande distribuzione che "strozza" i piccoli commercianti: "È entrata di prepotenza - spiega - e i nostri centri urbani si stanno svuotando. La rotazione (aperture e chiusure) è velocissima, e le grandi famiglie che tramandavano di generazione in generazione le attività sono scomparse. È un'involuzione negativa in cui a vincere è sempre il più forte".

(Redazione Online/L)
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