La proroga al 2023 delle concessioni balneari decisa dal Consiglio di Stato non basta: il governo italiano deve intervenire prima.

Mentre si accende la protesta degli operatori del settore, da sempre contrari all’applicazione della Direttiva Bolkenstein del 2006, la Commissione europea fa pressing sull’esecutivo affinché accorci le tempistiche, in un momento in cui l'attenzione sulle riforme italiane è altissima, in vista della completa attuazione dei progetti contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

"L'Ue accoglie la decisione, che conferma come l'estensione delle concessioni ai balneari al 2033 violi il diritto europeo", è la premessa della Commissione.

In particolare, Bruxelles chiede che le concessioni vengano assegnate attraverso gare "trasparenti e non discriminatorie" in modo da poter modernizzare il settore, duramente colpito dalla pandemia, grazie a innovazione e concorrenza.

Per questo, "il governo deve rendere operativa al più presto possibile la sentenza" di Palazzo Spada.

L’esecutivo guidato dal premier Mario Draghi aveva deciso di escludere dal Decreto concorrenza il dossier – su cui i partiti della maggioranza sono divisi – , proprio in attesa della decisione del Consiglio di Stato.

La Lega si è detta assolutamente contraria al dispositivo della sentenza, definito dal leader Matteo Salvini "da quarto mondo", e gli operatori sono sul piede di guerra.

Federbalneari considera le parole dell'Ue "non aderenti alla realtà" e sostiene che le imprese balneari "siano fortemente discriminate poiché escluse dai processi di sviluppo", mentre Assobalneari sottolinea come le coste italiane non siano un servizio ma "un bene strategico".

Un primo punto sull’argomento verrà fatto martedì dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia con le Regioni. 

(Unioneonline/F)

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