La proroga delle attuali concessioni balneari non può andare oltre il 31 dicembre 2023.

Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, giustificando la proroga con il fine di evitare “il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere".

Tuttavia, precisa l’adunanza plenarie del Cds, “dal giorno successivo non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà aperto alle regole della libera concorrenza”.

Con le sentenze nn. 17 e 18 pubblicate oggi, l'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato, rimarcando "l'eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale", ha affermato che la perdurante assenza di un'organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto Ue, perché consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l'ultima, peraltro, della durata abnorme, sino al 31 dicembre 2033), così impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo.

La concorrenza, osserva il Cds, "è estremamente preziosa per per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio costiero e un’offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita".

Gli attuali concessionari potranno comunque partecipare alle gare che dovranno essere bandite. 

Dopo il 31 dicembre 2023, insomma “non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa”, e “tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia o meno un soggetto subentrante nella concessione".

(Unioneonline/L)

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