Sono numeri da capogiro quelli che si registrano nel settore del commercio ambulante, per quanto riguarda l'evasione fiscale.

Centocinquemila operatori, un fatturato da oltre 1,8 miliardi di euro e un'evasione che sfiora il miliardo di euro.

I dati sono il frutto di uno studio di Anva-Confesercenti, che segnala come questo settore sia tra i più colpiti dalla piaga delle attività illegali.

"Sono molti i segnali che inducono a non sottovalutare il fenomeno", avverte l'associazione di categoria.

Il fatturato delle attività abusive nel commercio ambulante è stimabile, riferisce l'Anva, oggi in 1,85 miliardi di euro, pari al 16,7% del fatturato complessivo, con danni anche dal punto di vista del fisco, visto il corrispondente mancato gettito fiscale e contributivo valutabile in 967 milioni di euro.

Incrociando banche dati di diverso tipo (regolarità dei versamenti alle Cciaa, adesione a studi di settore, etc) si arriva a stimare una consistenza di oltre 105mila operatori irregolari nel commercio ambulante, con una suddivisione tra italiani e stranieri corrispondente al 25% per i primi e al 75% per i secondi.

Si tratta di operatori caratterizzati da evasione fiscale e contributiva, quest'ultima stimabile in base a dati Inps per gli stranieri pari a una quota dell'83,2%.

Sempre sulla base di indagini Anva-Confesercenti la quota di operatori fuori legge che operano in prossimità dei mercati per intercettare flussi di clientela attratti dalle aree mercatali è molto elevata, e stimabile in 15 operatori abusivi ogni 100 regolari (in Campania il dato arriva al 37%).

Gli irregolari sono peraltro tollerati dai consumatori, i quali credono erroneamente di fare affari comprando merce contraffatta o di dubbia provenienza.

(Unioneonline/s.a.)
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